Terroristi e co., un fronte comune contro le minacce online
Il disegno di riforma del nostro sistema di intelligence ha contribuito a far nascere una maggiore “consapevolezza della portata della minaccia cyber”. Questo il commento di Alessandro Pansa, direttore del Dis (Dipartimento per le informazioni sulla sicurezza), secondo cui il decreto sulla cyber security varato dal presidente del consiglio, Paolo Gentiloni ha disegnato una vera e propria architettura per la sicurezza cibernetica.
Il decreto Gentiloni sulla cybersecurity
La misura, varata a febbraio, attribuisce al direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), Alessandro Pansa, il compito di proteggere i sistemi e le reti di interesse strategico, sia pubblici sia privati. Nello specifico, il Nucleo sicurezza cibernetica (Nsc) viene ricondotto sotto il Dis e assicurerà la risposta coordinata agli eventi cibernetici significativi per la sicurezza nazionale in raccordo con tutte le strutture dei ministeri competenti in materia. È inoltre prevista una forte interazione con l’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) del dipartimento della Funzione pubblica, con il ministero dello Sviluppo economico, con il ministero dell’Interno, con il ministero della Difesa e, infine, con il ministero dell’Economia. A Pansa è stato affidato il compito di definire linee di azione che dovranno portare ad assicurare i necessari livelli di sicurezza dei sistemi e delle reti di interesse strategico, sia pubblici che privati, verificandone ed eliminandone le vulnerabilità. Inoltre, è previsto il coinvolgimento del mondo accademico e della ricerca, con la possibilità di avvalersi di risorse di eccellenza, così come una diffusa collaborazione con le imprese di settore. “Il decreto – ha sottolineato Pansa – ha disposto l’ulteriore, ampio ammodernamento della filiera di reazione, dettato dalle evoluzioni travolgenti intervenute nel frattempo, che hanno reso abnorme l’asimmetria tra la facilità di accesso alla rete e la difficoltà della sua difesa oltremodo onerosa”.
Attenzione alla propaganda jihadista online
Anche il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, è intervenuto in occasione del decennale della riforma dell’intelligence attraverso un contributo al volume Sicurezza e libertà della rivista Gnosis. Stucchi, in particolare, ha messo in guardia sui rischi relativi alla diffusione online della propaganda terrorista. “Il web è una sfida aperta. La rete, espressa in forum jihadisti, blog e soprattutto social network, è diventata il mezzo più importante di diffusione e di comunicazione nel circuito jihadista”, scrive il presidente del Copasir. “Per i terroristi che combattono in maniera asimmetrica sul web Facebook, Twitter, Telegram e altri siti di informazione sono linfa vitale. Il jihad della parola, tramite i processi mediatici, favorisce il proselitismo e la diffusione di messaggi per il potenziamento del brand del terrore. Oggi – evidenzia Stucchi – obiettivi, modus operandi e mire di addestramento sono diversi dal pur recente passato. Le minacce vanno dai network terroristici ai lupi solitari, dall’uso di esplosivi al ricorso a coltelli e veicoli lanciati sulla folla, fino alla pratica e allo sfruttamento degli incendi. Scegliendo azioni low cost, che non necessitano di alcun tipo di performance specifica, coloro che sono ispirati dai messaggi jihadisti che popolano la rete sono esortati a compiere azioni individuali ovunque si trovino e con qualunque mezzo. In tale contesto – continua il presidente del Copasir - il web è ormai diventato un virtual training camp dove gli aspiranti jihadisti ricevono una preparazione interattiva, trovano suggerimenti e ispirazioni per azioni di terrorismo fai-da-te. La cyberwar contro il Daesh è fondamentale per evitare l’attraversamento della linea da parte di altri cyber-reclutati alla causa della bandiera nera”