La strada verso un’Ue finanziaria
L’economia traccia la strada della politica. In Europa è sempre stato così: prima la Ceca e l’Euratom, poi la Cee, infine l’Unione Europea. Poi un giorno, chissà, magari anche gli Stati Uniti d’Europa. Un’utopia, almeno per il momento, che potrà divenire realtà solo dopo qualche passaggio intermedio. Magari dopo la creazione di una vera e propria unione finanziaria.
È l’auspicio di Febaf e Paris Europlace, federazioni di istituti ed enti finanziarie che operano rispettivamente in Italia e Francia. E che hanno deciso di unire gli sforzi per rafforzare l’industria finanziaria del Continente. L’asse italo-francese, quasi un preludio del patto del Quirinale che dovrebbe vedere la luce nel secondo semestre dell’anno, si è costituito in occasione del sesto incontro Dialogo italo-francese sui servizi finanziari. E ha trovato subito una sua applicazione pratica con una serie di raccomandazioni, messe nero su bianco, che saranno presto sottoposte all’attenzione della Commissione Europea. L’obiettivo dell’intesa è contribuire al rafforzamento dell’economia europea e al consolidamento della ripresa che sta investendo il Continente.
La proposta si muove su uno scenario di grande cambiamento: sostenibilità energetica, innovazione tecnologica e, non da ultimo, la Brexit saranno temi centrali dei prossimi mesi. E allora è meglio farsi trovare pronti alla sfida.
La strada sembra tracciata. E passa per diversi punti, fra cui anche la tanto agognata unione dei mercati dei capitali. Un’accelerazione su questo fronte, si legge nella nota, consentirebbe di “procedere verso un miglior equilibrio delle fonti di finanziamento per le imprese e i progetti” e “garantire una maggiore facilità di accesso ai finanziamenti transfrontalieri”. Stesso impegno anche sull’unione bancaria e su una regolamentazione prudenziale che possa essere stabile e basata sul principio della better regulation. Basilea III, CRR2, Solvency II e Ifrs17 sono tutti punti di interesse che meritano un’approfondita riflessione.