Un flirt con la recessione
L’economia italiana flirta con la recessione. A sostenerlo è l’ultimo outlook sui mercati europei e mondiali stilato da Goldman Sachs, nella parte dedicata al nostro Paese. Secondo la banca d’affari, dopo il Pil in calo dello 0,1% certificato dall’Istat per il terzo trimestre del 2018, il rischio è quello di fare dei passi indietro nel cammino per la crescita intrapreso negli anni dei governi precedenti. “La crisi del bilancio italiano – avverte Goldman Sachs – rimane irrisolta e ci aspettiamo che l’economia italiana flirti con la recessione all’inizio del prossimo anno”. Nel report, rivolto agli investitori la banca americana precisa che potrebbero essere le “pressioni dei mercati” a obbligare l’attuale governo a “cambiare rotta” e a rivedere la manovra per il 2019, in particolare il deficit.
Il potere persuasivo di uno spread alle stelle
Goldman Sachs taglia le proprie stime di crescita per l’Italia nel 2019 dallo 0,9% precedente (report di settembre) allo 0,4%. Proprio il modesto andamento del nostro Paese è causa della riduzione della stima di crescita per l’intera area euro, dal +1,8% al +1,6%. Rimangono confermate le stime per Germania (+1,9%) e Francia (+1,7%), migliora la Spagna che passa dal +2,2% al 2,3%. L’Italia, insieme alla Brexit e alle tensioni globali sul commercio, è il principale fattore di rischio per l’Europa. “Ci attendiamo una rotazione dei fattori di crescita, dall’export alla domanda interna, ma l’Italia sarà un’eccezione - afferma il rapporto – c’è il rischio che un aumento dello spread sia necessario per convincere il governo di una politica fiscale più ortodossa e credibile per diminuire il debito”. Secondo Goldman Sachs la domanda chiave è proprio “quanta pressione è richiesta per indurre un’inversione della politica”. Il rapporto cita l’esempio del Portogallo che nel 2016 “vide lo spread salire a 400 punti base, e ciò fu sufficiente per decidere un dietrofront”. Ecco quindi che “secondo la nostra opinione serve una pressione aggiuntiva del mercato” per un cambiamento di politiche fiscali che comporti un compromesso con le autorità europee”.
Confindustria: previsioni premature
Il quadro di fosche previsioni di recessione contenute nel report “sono premature”, secondo il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, commentando il report di Goldman Sachs a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Torino. Ma i dati che arrivano dall’indagine Pmi di Markit, sul settore della manifattura, indicano una contrazione dell’attività dell’industria a novembre. Ogni lettura sotto quota 50, infatti, rappresenta un peggioramento. L’indice scende a 48,6 punti in novembre, segnando un ulteriore, anche se moderato, peggioramento delle condizioni operative generali, da 49,2 di ottobre, e portandosi ai minimi da fine 2014. Per l’Eurozona lo stesso indice peggiora a 51,8 da 52, ma resta in territorio di espansione.
L’ombrello della Bce inizia a chiudersi
Intanto la Bce annuncia che, a partire dal 1° gennaio 2019, ridurrà la quota nel proprio capitale attribuibile all’Italia, portandola all’11,8% dal 12,31%. La decisione di Francoforte avviene ogni cinque anni nell’ambito della revisione dello schema del cosiddetto capital key della Banca centrale, che si aggiorna a seconda di Pil e popolazione. La Bce ha confermato più volte gli acquisti di titoli di Stato termineranno alla fine di questo mese, ma potenzialmente il calo del capital key significa che Francoforte, in caso di misure di emergenza, potrebbe comprare una quota minore di bond del Tesoro italiano.