Benefit per i dipendenti, un anno dopo
La legge di Stabilità 2017 si è imposta come l’anno zero del welfare aziendale. Allargamento della platea dei beneficiari, agevolazione fiscale, piani di detassazione: tutto si è mosso nella direzione di favorire la più ampia diffusione della pratica. È passato quasi anno dall’entrata in vigore della nuova disciplina. Per il welfare aziendale è ormai tempo di bilanci. E i risultati appaiono decisamente confortanti.
Lo certifica, per esempio, una recente ricerca dell’Osservatorio Rwa Consulting, spin-off della piattaforma specializzata Easy Welfare, che ha analizzato trend e volumi di questo nuovo mercato. I risultati dell’indagine sembrano andare in un’unica direzione: il welfare aziendale, da fenomeno in espansione, si è ormai imposto come una realtà consolidata nel nostro Paese. La novità coinvolge la quasi totalità dei lavoratori, andando a toccare l’82% della popolazione aziendale complessiva. Il giro d’affari si aggira attorno ai 500 milioni di euro, ma non si escludono ulteriori picchi di crescita: considerando il bacino potenziale del settore, dicono dall’Osservatorio Rwa Consulting, il mercato può tranquillamente arrivare a 3/4 miliardi di euro.
Alla base della crescita, si legge nel rapporto, ci sono sicuramente gli incentivi fiscali inseriti nella legge di Stabilità 2017: a fronte di un costo che per il datore di lavoro resta sostanzialmente invariato, emergono infatti benefici economici che per il dipendente possono assumere una valenza determinante. In questo contesto, non stupisce che sempre più associazioni di categoria stiano chiedendo l’inserimento di misure di welfare aziendale nei contratti per i dipendenti. È il caso del comparto degli orafi e degli argentieri, che ha posto l’introduzione di benefit aziendali come una delle condizioni chiave per il rinnovo del contratto: stando ai termini del nuovo accordo, le imprese del settore saranno tenute a mettere a disposizione 100 euro in servizi di welfare a partire da gennaio 2018.
Non tutto però ruota attorno al denaro. E gli esperti del settore, a tal proposito, sottolineano i benefici in termini di benessere dei dipendenti e clima aziendale. Un elemento non secondario in un momento in cui la responsabilità sociale delle aziende sta assumendo un peso sempre più rilevante. E che può rivelarsi molto utile per trattenere i lavoratori all’interno del perimetro dell’impresa e attrarre nuovi talenti.
Molto apprezzati, stando ai dati della ricerca, si rivelano i servizi correlati a scuola e istruzione, che si intestano il 34,2% del mercato. Sempre più diffuso poi il sostegno a forme di assistenza sanitaria e previdenza complementare che, forti del peculiare regime di detassazione previsto per i premi di risultato convertiti in welfare aziendale, si fermano rispettivamente a una quota del 18,1% e del 17,2%. In coda, infine, si allineano i cosiddetti fringe benefit, termine con cui si intendono gli emolumenti corrisposti in aggiunta alla retribuzione ordinaria: il segmento, che include servizi come auto aziendale e buoni pasto, si attesta il 17,6% del mercato.