Italia: industria in affanno, bene l’export
I consumi italiani sono fiacchi e stentano a riprendere sul mercato interno. Le notizie sui mercati e negli scambi mondiali sono invece discrete anche se i risultati vedono comparti andare molto bene e altri soffrire del rallentamento globale del settore manifatturiero. Gli investimenti attesi sono in calo, nonostante i tassi di interesse ai minimi che, grazie alla BCE, aiutano il credito. È questa in sintesi la fotografia del Centro studi Confindustria che ha diffuso Congiuntura Flash di ottobre analizzando le performance delle nostre esportazioni, produzione industriale, occupazione, credito e finanza pubblica.
Consumi in freno
Confindustria evidenzia come la fiducia delle famiglie sia diminuita ancora ad ottobre. Questo ha avuto ripercussioni sugli ordini interni dei produttori di beni di consumo che restano sui livelli ridotti di fine 2018. La dinamica dei prezzi al consumo sta frenando e si attesta appena sopra lo zero (+0,3% dai dati di ottobre). Per i beni industriali è già di poco negativa (-0,1% annuo), senza sostanziali differenze dalla primavera 2018.
Bene invece le vendite al dettaglio anche se con un profilo molto volatile.
“Ciò conferma la debolezza di domanda interna e industria – spiega la nota di Confindustria - e segnala pressione sui margini delle imprese. Inoltre pone un freno ai consumi nella misura in cui le famiglie rimandano gli acquisti nell’attesa di ribassi”.
Bene l’export, ma l’import frena
I dati del Centro Studi Confindustria mostrano che quest’anno è stato l’export a tenera a galla il Pil. Ed è proprio l’export a rappresentare la componente “più dinamica” dell’economia: nei primi otto mesi dell’anno è infatti cresciuto del 2,6% in valore sullo stesso periodo del 2018 (+2,1% a prezzi costanti). L’import, invece, frenato dalla debole domanda interna di famiglie e imprese, ha registrato un incremento solo dell’1% (+0,5 a prezzi costanti).
“La buona performance delle esportazioni – spiegano gli esperti di Confindustria – ha evitato che l’economia italiana entrasse in recessione e ha sostenuto i conti con l’estero”. Il surplus di parte corrente ha raggiunto livelli record (2,9% del Pil negli ultimi dodici mesi) e il debito estero è atteso azzerarsi nel 2020.
Il trend delle vendite all’estero
I beni italiani hanno guadagnato quote nei mercati internazionali, ma non in tutti i settori. Pesano le performance delle vendite di beni intermedi e di investimento, pari a due terzi dell’export totale, che sono state direttamente colpite dalla debolezza dell’attività manifatturiera mondiale e di quelle europee che gravitano attorno a mercato tedesco. La crescita dell’export italiano si confronta con una sostanziale stagnazione delle esportazioni tedesche (-0,3% a prezzi costanti nei primi otto mesi) e, in generale, degli scambi mondiali (-0,4%).
Le esportazioni italiane di alcuni beni di consumo, soprattutto di alta qualità, hanno invece registrato ottime performance. Favorite anche dall’euro debole, che ne ha incrementato la competitività fuori dall’Eurozona, e che rappresenta un fattore meno rilevante negli scambi lungo le filiere produttive. Bene le performance del farmaceutico e dell’abbigliamento-pelli, che da soli hanno offerto un contributo quasi pari alla crescita complessiva dell’export italiano nei primi otto mesi. In robusta espansione anche le vendite di alimentari-bevande e di altri articoli (sportivi, giochi, musicali, medicali).
Tassi ai minimi, ma i prestiti restano in calo
Si segnala la migliorata percezione dell’Italia da parte degli investitori. In ottobre il rendimento dei Btp decennale è rimasto ai minimi storici. Negli altri paesi dell’Eurozona tuttavia i rendimenti sono più bassi se non addirittura negativi: è il caso di Germania che si attesta su un -4,5%, Francia e Spagna rispettivamente -1,8% e 0,23%.
Il costo del credito per le aziende è già stato limato rispetto ai minimi di agosto (1,3%) e Banca d’Italia nella sua indagine qualitativa segnala che nel terzo trimestre del 2019 le condizioni di accesso al credito sono state allentate di poco. “Questo potrebbe contribuire ad arginare la carenza di credito per le imprese, iniziata da metà 2018” commentano gli esperti di Confidustria, “ma per ora i prestiti restano in calo”.