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La PA si rinnova

Prosegue il percorso di razionalizzazione e digitalizzazione del settore pubblico, a partire dall’organizzazione territoriale fino ai processi amministrativi e sanitari. Una spinta potrebbe venire dalle nuove risorse che entreranno con lo sblocco del turnover

Il 2019 della pubblica amministrazione ha visto l’avvio o la prosecuzione di progetti strutturali che si rivelano fondamentali per adeguare il sistema pubblico alle esigenze della cosiddetta quarta rivoluzione industriale. Se il sistema imprenditoriale nel suo complesso sta procedendo nella sua evoluzione tecnologica e guarda con interesse a intelligenza artificiale, Iot, blockchain, la pubblica amministrazione procede invece a un ritmo più lento e nel complesso risulta inadeguata. Ma il sistema paese per progredire deve poter contare su una struttura pubblica di pari livello, mentre oggi si potrebbe paragonare la situazione ad un’auto sportiva che percorre una strada piena di buche: ha le potenzialità per correre ma non può farlo su un percorso accidentato. Un’analisi del contesto complessivo e delle esigenze della pubblica amministrazione per essere aggiornata è fornita dall’Annual report di Fpa, società del gruppo Digital360 che ha come focus il settore pubblico.
Lo scorso anno ha visto continuare il processo di razionalizzazione del governo locale, con la fusione di 31 comuni (65 quelli che sono stati soppressi), che porta il totale delle Unioni di Comuni a 550. Sul lato socio-economico, ICity Rank 2019 (redatto da Fpa per le città smart e sostenibili) identifica un nuovo “triangolo produttivo”, formato da Lombardia, Triveneto, Emilia-Romagna e dalle aree di Torino e Firenze, che si distingue dal resto del centro – nord, e dal sud.

Prosegue il percorso di digitalizzazione
Secondo l’indice di digitalizzazione della Commissione Europea (Desi), l'Italia si colloca ancora al 24º posto fra i 28 stati membri, tuttavia lo scorso anno sono stati fatti passi in avanti nella razionalizzazione dei processi e nella condivisione di una visione di futuro, e si tratta ora di procedere nell’applicazione dei progetti. Fpa censisce i processi per la digitalizzazione che sono stati avviati o portati avanti: l’Anagrafe nazionale per la popolazione residente (Anpr) ha superato i 5.300 comuni subentrati (erano circa 1.500 alla fine del 2018); Spid, il Sistema pubblico di identità digitale, conta 5,4 milioni di identità digitali erogate con un incremento di 2,2 milioni solo nel 2019, le transazioni su PagoPA superano i 70 milioni per un totale di 11,1 miliardi di euro (erano 2,8 a fine 2018). È poi stata avviata ParteciPA, la piattaforma del Governo dedicata ai processi di consultazione e partecipazione pubblica di cittadini e imprese. Lo scorso anno ha segnato una tappa anche nella governance dell’innovazione pubblica, con l’istituzione del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il lancio della Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese da parte del Ministero per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione.
Nel paragone con l’Europa, il nostro paese si colloca a metà classifica nell’eGovernment Benchmark 2019 per quanto riguarda la trasparenza (punteggio del 63%) ed è all’ottavo posto nell’Open Data Maturity Report, dove mostra lacune nell’interoperabilità dei dati e nel monitoraggio sulla qualità dei dataset. 

Opportunità dal turnover
Un passo obbligato sarà l’adeguamento delle competenze dei dipendenti pubblici alle nuove esigenze e ai nuovi strumenti. Oltre al necessario piano di formazione, un contributo alla creazione di una platea di lavoratori aggiornati potrà avvenire con lo sblocco del turnover, che porterà all’assunzione di una quota tra le 450mila e le 500mila unità nei prossimi tre anni. Potrebbe trattarsi di un’iniezione di forze nuove in un panorama che vede un’età media di 50,6 anni, 340mila persone con contratto di lavoro temporaneo, il tasso di laureati più basso d’Europa (39,4%), e un livello di aggiornamento che supera di poco una giornata di formazione l’anno. Secondo Fpa, è necessario ora puntare sulla formazione dei dirigenti in tema di trasformazione digitale e sull’alfabetizzazione informatica di base per tutti i dipendenti pubblici; tecnicamente è necessario lavorare sull’integrazione delle basi di dati delle amministrazioni e sul dialogo tra i sistemi informatici; sulla razionalizzazione dei data center pubblici, sul ripensamento dei sistemi di procurement e sulla cybersecurity.

A rilento il fascicolo sanitario elettronico
Anche nel settore sanitario la digitalizzazione si fa strada, come mezzo per una migliore gestione del paziente e per la sostenibilità dello stesso Sistema nazionale. Il nuovo modello organizzativo va sotto il nome di Connected Care e prevede soluzioni tecnologiche per condividere le informazioni cliniche dei pazienti tra i diversi soggetti impiegati nel processo di cura, una modalità che si rivela utile in particolare con pazienti cronici e non autosufficienti. Fpa fa notare come secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano la spesa totale per la sanità digitale sia stata nel 2018 pari a 1,39 miliardi di euro, equivalente a solo l’1% della spesa sanitaria pubblica, la metà di quanto spendono i francesi e un terzo della spesa britannica. Altro dato negativo, il progetto del Fascicolo Sanitario Elettronico non è ancora del tutto compiuto.