Esg, a che punto siamo?
L’offerta di obbligazioni Esg ha registrato un aumento vertiginoso negli ultimi anni. Secondo un recentissimo studio di Bankitalia, a cura degli analisti Danilo Liberati e Giuseppe Marinelli, all’inizio del 2015 lo stock di titoli di debito Esg emessi era pari a 193 miliardi di euro mentre alla fine del primo trimestre del 2021 il dato ha raggiunto quasi 1.850 miliardi. I flussi netti annui sono stati di 104 miliardi di euro nel 2015 e 567 miliardi nel 2020 (185 nel primo trimestre 2021) con un tasso di crescita trimestrale del 10% negli ultimi trimestri dopo il rallentamento dovuto allo shock del Covid-19.
Analogamente, nello stesso arco temporale il numero degli emittenti è passato da 204 a oltre 1.600. La distribuzione del valore nominale dei titoli è piuttosto eterogenea e riflette l’ampia varietà di Paesi e settori le cui obbligazioni sono oggetto della ricerca.
La Cina guida il treno delle obbligazioni
È la Cina il Paese più rappresentato tra gli emittenti in termini di importi emessi e operazioni. Altri Paesi chiave nell’offerta di obbligazioni Esg sono Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone e Canada. In Europa, i Paesi più attivi sono Germania e Francia. Alla fine del primo trimestre del 2021, la maggior quantità di titoli Esg è stata emessa dalla Cina (328 miliardi di euro) seguita da Francia e Germania con poco più di 200 miliardi di titoli complessivamente.
Guardando alla duration dei titoli, quelli emessi da Regno Unito (20,3 anni), Stati Uniti (13,3 anni) e Canada (13,7 anni) tendono ad avere scadenze più lunghe, mentre i Paesi asiatici, ovvero Cina (7,6 anni), Corea (5,2) e Honk Kong (7,2 anni), optano per strumenti con scadenze più brevi. Considerando il valore mediano delle obbligazioni Ess, le emissioni francesi, tedesche e statunitensi sono caratterizzate da valori nominali inferiori a 50 milioni di euro, mentre quelle olandesi, italiane e belghe sono dieci volte maggiori (500 milioni).
La strategia pubblica conta in Europa
In Italia sono stati censiti 33 emittenti, che rappresentano l’1,9% del totale, mentre gli emittenti tedeschi e francesi sono circa il 22% di tutti gli operatori. Interessante anche scoprire che in alcuni Paesi il ruolo del governo è più decisivo che in altri. Nel primo insieme si trovano Germania e Francia, dove, coerentemente con una strategia pubblica per il finanziamento verde, lo Stato è un emittente decisivo. In Cina e negli Stati Uniti, invece, prevalgono i settori privati e oltre il 50% dei volumi è emesso da società non finanziarie.
In Italia si può osservare un certo equilibrio tra istituzioni private finanziarie e non finanziarie, mentre il governo ha lanciato la sua prima emissione di green bond (Btp Green) solo nel marzo 2021. L’offerta di obbligazioni Esg in Italia è cresciuta allo stesso ritmo di quella globale. L’importo totale dei titoli di debito emessi è balzato a 34 miliardi di euro nel primo trimestre del 2021, grazie alla già citata emissione di 8,5 miliardi di euro da parte del governo italiano. Tuttavia, i maggiori emittenti sono le società non finanziarie e il settore bancario con, rispettivamente, 14 e otto miliardi di euro di obbligazioni emesse. Sul totale dei titoli di debito del settore privato, le obbligazioni Esg hanno raggiunto il 3,8% a marzo 2021: tale quota è ancora più elevata per le società non finanziarie (9%) e leggermente inferiore per le banche.
Il futuro è verde
Il profilo di rischio dei portafogli italiani investiti in obbligazioni Esg è da basso a moderato: la maggior parte dei titoli detenuti da residenti in Italia è classificata nella categoria investment grade. Il profilo di rischio è piuttosto simile in tutti i settori, con le compagnie di assicurazione che detengono una quota leggermente superiore di titoli investment grade ma non all’estremità più alta del rating, cioè AA o superiore.
Secondo gli analisti, infine, le obbligazioni Esg sono destinate a essere uno strumento finanziario chiave per convogliare risorse finanziarie in progetti verdi, sostenibili e sociali. L’adozione di tali strumenti da parte del settore corporate e governativo è aumentata rapidamente negli ultimi cinque anni: un’espansione che si riflette nell’aumento del loro peso soprattutto negli attivi degli intermediari finanziari, superando il 4% nei portafogli dei fondi e il 2% per banche e assicurazioni.