Brasile, Lula dice basta ai garimpeiros in Amazzonia
Finalmente, è il caso di dirlo, la lotta contro il “garimpo” illegale dell’Amazzonia brasiliana è diventata seria. È uno degli effetti più evidenti del passaggio dal governo di Jair Bolsonaro a quello di Lula da Silva: il pugno duro contro i cosiddetti “garimpeiros”, vale a dire i cercatori d’oro clandestini che da decenni hanno invaso le terre dove abitano diverse popolazioni indigene. Il mese scorso si è impegnato pubblicamente per porre fine alle pratiche di estrazione illegale di oro e altri minerali, per restituire al popolo dei nativi la “dignità che meritano”.
La tragedia del popolo Yanomami
Uno dei territori più martoriati da questa pratica illegale è nello stato di Roràima, e in particolare l’area in cui vive l’etnia Yanomami, la riserva più grande del Brasile. In questo territorio il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni per malattie curabili è di nove volte superiore alla media nazionale. E un rapporto pubblicato nel maggio scorso da Unicef e dalla Fondazione Flocruz ha rivelato che otto bambini Yanomami su dieci sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione. In Brasile si parla apertamente di un vero e proprio genocidio. Il 20 gennaio, quattro giorni dopo l'invio di una squadra per effettuare una prima diagnosi sanitaria presso gli indigeni, il ministero della Salute brasiliano ha dichiarato un'emergenza sanitaria pubblica per far fronte alla mancanza di assistenza sanitaria nel territorio Yanomami. I tecnici del ministero erano stati inviati nel territorio il 16 gennaio per effettuare una diagnosi della situazione, e in quattro giorni hanno soccorso bambini in gravi condizioni, con avanzati casi di malnutrizione e malaria.
Lula è andato in visita nelle terre degli Yanomami lo scorso 21 gennaio. Il giorno successivo l’Aeronautica militare brasiliana (Fab) ha iniziato a fornire aiuti umanitari alle regioni colpite dalla carestia, consegnando tonnellate di cibo nei villaggi. Nell’occasione, bambini indigeni con evidenti segni di malnutrizione sono stati trasportati in elicottero per cure mediche. Un membro dell’entourage di Lula, il segretario della Salute Indigena (Sesai) del ministero della Salute, Weibe Tapeba, è rimasto in Roraima ed è partito per la località interna di Surucucu: al ritorno, ha dichiarato che le squadre stavano conducendo una vera e propria operazione di guerra per soccorrere i malati. Nella prima settimana sono stati soccorsi e curati almeno un migliaio di indigeni. Tapeba ha proposto al ministero della Salute l’installazione di un ospedale da campo all'interno della terra indigena.
Le misure del governo Lula
Oltre a distribuire aiuti alimentari, l’Aeronautica brasiliana ha disposto il blocco parziale dello spazio aereo sulla riserva Yanomami per impedire la circolazione di velivoli al servizio dei garimpeiros. Gli aerei militari potranno dunque intercettare elicotteri e aerei che trasportano rifornimenti e armi ai cercatori d’oro. Questi ultimi, secondo le denunce dei media e delle ong ambientaliste, sarebbero responsabili della contaminazione dei corsi d’acqua con il mercurio, il metallo che permette di amalgamare i segmenti di oro.
L’impiego della Fab non è l’unico intervento introdotto dal governo federale (dopo anni di totale inerzia, spesso silentemente complice). In Brasile, a differenza del legno, del bestiame e dei prodotti agricoli, la catena di produzione dell’oro è piena di scappatoie che incoraggiano lo sfruttamento irregolare nelle terre indigene e nelle riserve ambientali. Per questo, come ulteriore risposta per estirpare il garimpo dall’Amazzonia il governo di Lula sta preparando un pacchetto di misure per rafforzare i controlli sulla vendita del minerale.
Uno dei principali atti in discussione è la redazione di un provvedimento provvisorio che revochi il cosiddetto “principio di buona fede” nella compravendita del metallo prezioso. Al momento, infatti, i garimpeiros possono commerciare il minerale con istituti finanziari autorizzati dalla Banca Centrale, presentando solo un’autodichiarazione. Dal momento che le istituzioni non controllano se l’oro è stato prelevato anche dalle miniere che vengono fasullamente indicate in queste dichiarazioni, i criminali utilizzano questo strumento per riciclare l'oro prelevato dalle terre indigene e dalle riserve ambientali. “Si presume la legalità dell'oro acquisito e la buona fede del soggetto giuridico acquirente”, recita il testo attualmente in vigore.
L’oro estratto illegalmente finisce anche in Italia
Proprio questo è uno dei principali fattori che hanno portato all'espansione dell'estrazione irregolare in Amazzonia. Solo la scorsa settimane la polizia federale brasiliana ha notificato mandati contro un gruppo sospettato di aver emesso fatture per riciclare 13 tonnellate di oro estratto in modo illegale. Secondo le indagini, questa organizzazione criminale ha movimentato quattro miliardi di reais (circa 720 milioni di euro, al cambio attuale) tra il 2020 e il 2022 e, attraverso i documenti fraudolenti, è riuscita a inviare l'oro in paesi come Italia, Svizzera, Cina ed Emirati Arabi Uniti.
Nel 2022, l'Instituto Escolhas ha pubblicato un sondaggio da cui è emerso che in Brasile sono state vendute 229 tonnellate di oro con prove di illegalità, dal 2015 al 2020. L’associazione ha chiesto al governo un “sistema di tracciabilità dell'origine e conformità ambientale e sociale della produzione e il commercio dell'oro”.