Clima, conoscere per agire
Il catastrofismo non aiuta la lotta al cambiamento climatico. “Capiamoci, i rischi ci sono e vanno affrontati”, chiarisce subito Giorgio Vacchiano, esperto di gestione e pianificazione forestale. “Però, ecco, temo che una comunicazione focalizzata soltanto sulle conseguenze del cambiamento climatico – spiega – possa generare sfiducia e infondere un senso di impotenza nel pubblico, distogliendolo dal compiere alcune azioni che potrebbero invece avere effetti concreti nella lotta al cambiamento climatico”.
Già, perché, per Vacchiano, nominato nel 2018 dalla rivista Nature uno degli 11 scienziati emergenti che stanno lasciando un segno nella scienza, la verità è che “possiamo fare ancora moltissimo per contenere gli effetti del cambiamento climatico”.
Quello che serve per Stefano Caserini, ingegnere ambientale e titolare del corso in Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano, è “un approccio diverso, anche nella divulgazione scientifica sul cambiamento climatico: dobbiamo riuscire ad attirare il pubblico e trasmettergli una prospettiva di fiducia, senza eccedere in visioni disperate che possono indurre alla paralisi”.
I benefici per la popolazione
Secondo Vacchiano, “è arrivato il momento di parlare delle soluzioni e dei benefici che la popolazione potrà trarre dalla lotta al cambiamento climatico: meno inquinamento, ma anche più opportunità lavorative e risparmi economici”. Vacchiano, a tal proposito, cita un recente articolo dell’Economist, secondo cui gli allevatori del Texas si starebbero convertendo all’energia rinnovabile perché si sta rivelando più economica dei tradizionali combustibili fossili. “Se anche il Texas, terra di gas e petrolio, sta abbracciando le pale eoliche e i pannelli solari, allora c’è davvero speranza per tutti”, scherza Vacchiano. Altri interventi potrebbero poi riguardare, per esempio, le aree forestali e boschive, con misure, illustra l’esperto, che “potrebbero tutelare la biodiversità di questi ecosistemi, renderli più resistenti e meno vulnerabili a fenomeni pericolosi anche per l’essere umano, come gli incendi e le tempeste di vento”. Predisporre linee tagliafuoco ed eliminare la vegetazione infiammabile, in questo ambito, potrebbe “limitare la pervasività che gli incendi boschivi hanno raggiunto negli ultimi anni”.
Serve un approccio diverso per attrarre il pubblico e trasmettere una prospettiva di fiducia
Interventi urgenti e necessari
Molto altro ancora si potrebbe fare per contenere l’impatto del cambiamento climatico. In ambito idrogeologico, per esempio, l’effetto più evidente dell’aumento delle temperature è dato dalla siccità e dalla carenza di precipitazioni. “È uno scenario che ormai riguarda anche il nostro paese e che sta provocando danni ingenti alle coltivazioni della Pianura Padana”, osserva Caserini.
Che fare di fronte a questo scenario? Caserini individua due ordini di intervento. Da un lato, spiega, “servono misure di adattamento agli eventi già in corso e inevitabili per il futuro come, ad esempio, in ambito agricolo, la sostituzione di colture come mais e riso, molto esigenti dal punto di vista idrico, con coltivazioni che richiedono un minore apporto di acqua”. Allo stesso tempo, prosegue, “saranno necessari interventi di mitigazione che riducano drasticamente le emissioni di gas climalteranti per contenere l’aumento delle temperature, altrimenti gli impatti saranno ingestibili: ad esempio, è probabile che, ai trend attuali, il cambiamento climatico possa portare fra qualche secolo a una disintegrazione delle calotte glaciali e a un conseguente innalzamento del livello del mare di alcune decine di metri”.
È tempo di parlare di soluzioni e benefici: meno inquinamento, opportunità di lavoro e risparmi economici
Un approccio di sistema
L’impegno del singolo cittadino non sarà tuttavia sufficiente per evitare un simile scenario. “È sicuramente encomiabile lo sforzo individuale di ridurre la propria impronta di carbonio, però servirà molto altro per risolvere il problema del cambiamento climatico: volontà politica, accordi sovranazionali e misure legislative adeguate alla portata della minaccia che stiamo affrontando, nonché programmi che tengano conto del fatto che il clima è già cambiato”, osserva Caserini.
Anche in questo caso, però, la divulgazione scientifica può fare molto. In fondo, dice Vacchiano, “sono i cittadini a stabilire, con il proprio voto, la direzione delle politiche pubbliche”. E notizie come un recente studio pubblicato su Lancet, secondo cui raggiungere una copertura arborea del 30% nelle grandi città europee potrebbe ridurre le morti causate dalle sempre più frequenti ondate di calore, “sono utili a far comprendere come la lotta al cambiamento climatico possa avere immediati benefici per tutti noi”, dice Vacchiano. “Tutti i partiti che si sono presentati alle recenti elezioni in Italia avevano almeno una voce del programma dedicata al cambiamento climatico: per me – conclude – questo è un ottimo segnale”.
IL SESSO E IL CLIMA
Come reagirebbe uno scettico del cambiamento climatico di fronte alla prospettiva che l’aumento delle temperature globali potrebbe ridurre la sua fertilità o limitare la sua sfera sessuale? Probabilmente non con la classica scrollata di spalle che accompagna spesso le considerazioni sui rischi per la biodiversità o per la tenuta delle calotte glaciali. È lo scenario che ci prospetta un volumetto pubblicato lo scorso anno dalla casa editrice People e intitolato significativamente Sex and the Climate. Quello che nessuno vi ha ancora spiegato sui cambiamenti climatici. Il testo è stato recentemente trasposto in uno spettacolo teatrale. “È nato tutto un po’ per gioco, per trovare un modo pop e accattivante di avvicinare il grande pubblico al tema del cambiamento climatico”, osserva l’autore Stefano Caserini. Il volume, fra una WankBand, un movimento Ecosex e persino tecniche di approccio al tempo del cambiamento climatico, offre una chiave di lettura diversa e insolita al tema dell’aumento generalizzato delle temperature, fornendo anche qualche consiglio utile per ridurre la propria impronta di carbonio. “Il riscontro che abbiamo avuto sinora è molto positivo”, commenta Caserini.