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Un Paese sempre più rancoroso

Monito del Censis: la ripresa c’è, ma cresce il risentimento

Dieci anni di crisi non passano senza lasciare traccia: qualche strascico c’è sempre. Ed è così per l’Italia fotografata dal Censis nel suo 51esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Un Paese in ripresa, dopo gli anni bui della recessione, ma che sconta la ritrovata crescita in termini di risentimento e rancore. Soprattutto, e non potrebbe essere altrimenti, da parte di chi è rimasto indietro.
La società appare oggi polarizzata, scissa fra chi ce l’ha fatta e chi ancora non riesce ad agganciare il treno della ripresa. La speranza per il futuro permane fra chi un futuro è riuscito a costruirselo, cavalcando le linee del cambiamento e trasformando un’incognita in un’opportunità di sviluppo: tutti gli altri sono rimasti fermi al palo, costretti a procedere a tentoni in un orizzonte che non riescono ancora a comprendere. In questo contesto, il tessuto sociale è sempre più “sconnesso, disintermediato, a scarsa capacità di interazione”
Il risultato è un Paese sempre più rancoroso, che non ripone fiducia nelle istituzioni e guarda con nostalgia alla politica di un tempo. Anche perché, si legge nel rapporto, la politica di oggi pare più interessata ai like che a risolvere davvero i problemi del Paese.

Ogni cosa genera timore. Lo generano i flussi migratori, e lo generano pure le nuove tecnologie che, almeno a una prima occhiata, spazzano via redditi e lavoro. Stesso senso di impotenza anche di fronte a quei “cambiamenti climatici ed eventi catastrofici che richiedono grandi risorse e grande impegno collettivo”. Oltre, naturalmente, a una visione d’insieme che consenta di affrontare meglio le sfide del futuro. A tal proposito, il rapporto usa l’immagine di un esploratore in procinto di avviare un nuovo cammino: deve avere una certa preparazione tecnica, ma anche di una immagine ben definita “di quel nuovo mondo che è quasi una promessa di futuro”. Allo stesso modo, osserva il rapporto, “i gruppi sociali e i singoli individui hanno bisogno di immaginare il futuro, di riconoscersi in cammino verso un miglioramento delle proprie condizioni economiche e sociali".