Sharing economy, nuovi modelli s’impongono
Sharing economy, nuovi modelli collaborativi, crowdfunding: cresce l’interesse di privati, aziende e istituzioni per i modelli di economia collaborativa. Se n’è parlato il 5 e 6 dicembre scorso nel corso di un evento a Milano, la quinta edizione di Sharitaly – Platforms in action, l’appuntamento di riferimento per l’economia della collaborazione, curato e organizzato dall’associazione Collaboriamo e da TRAILab, il laboratorio di ricerca dell’Università Cattolica di Milano.
Due studi, La mappatura delle piattaforme collaborative e Report sulle piattaforme di crowdfunding, rispettivamente a cura di Collaboriamo e dell’Università Cattolica insieme a Starteed.com, hanno fornito qualche informazione in più su questo momento di trasformazione che vede oggi la sharing economy evolvere verso una nuova fase.
La caratteristica principale di questo nuovo indirizzo è l’apertura a nuovi modelli di collaborazione con terze parti, sia business sia non profit, che favorisce anche la costruzione di “filiere inedite”, fra cui particolare importanza stanno assumendo i servizi assicurativi per le piattaforme. Intanto cresce il crowdfunding, trainato dall’equity.
Il modello della piattaforma di sharing è il servizio tipico dell’economia collaborativa che si sta affermando anche nel nostro Paese, nonostante due difficoltà: gli scarsi investimenti e il consolidamento del mercato delle grandi piattaforme internazionali.
Cambiano anche i rapporti di lavoro
Le transazioni monetarie rimangono il modello di business prevalente: il 77,7% dei soggetti intervistati dichiara che la presenza di un’assicurazione sulle transazioni sia fondamentale per aumentare la fiducia nella piattaforma. Fra i settori in crescita della sharing economy si confermano i servizi alle persone (pari al 20% delle piattaforme analizzate), dove emergono ambiti nuovi come quello immobiliare. I trasporti, sebbene pari al 14,4%, sono in calo significativo; poi ci sono i servizi di scambio/affitto/vendita (14,4%), il turismo (12,8%), i servizi alle imprese (9,6%) e la cultura (8,8%).
La sharing economy sta cambiando anche i rapporti di lavoro e la loro regolamentazione: la gig economy avanza ma spesso gli addetti sono ancora poco tutelati. Una risposta potrebbe essere quella di aumentare le piattaforme cooperative fondate sul principio della mutualizzazione dei costi sociali e sulla condivisione collettiva dei rischi del lavoro autonomo.
Per quanto riguarda il crowdfunding, il report mostra un mercato in forte slancio, con un tasso di crescita del 45% rispetto al 2016 e investimenti pari a 41 milioni di euro. Nel 2017 c’è stata una vera esplosione dell’equity crowdfunding, che ha visto un incremento pari al 150%, con una raccolta rivolta a start up e Pmi che ha superato gli 11 milioni di euro: 78 imprese hanno raccolto capitali anche attraverso questo strumento.
Certo sono ancora piccoli numeri ma è il segno che il treno non è fermo in stazione.