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Il risparmio gestito ha cambiato gli italiani

La distribuzione della ricchezza delle famiglie durante gli ultimi anni della crisi si è evoluta verso una maggior diversificazione: anche grazie a strumenti più sofisticati ed efficienti

In questi ultimi anni, le famiglie italiane alla ricerca di rendimenti si sono concentrate sul risparmio gestito, una modalità d’investimento indiretto che concede agli intermediari finanziari un’ampia libertà di movimento alla ricerca, appunto, dei rendimenti migliori. Banca d’Italia ha recentemente svolto uno studio sul triennio 2014-2016 per capire meglio come gli italiani hanno investito i loro risparmi in un periodo in cui la ripresa era solo annunciata. Si tratta di un inedito, perché per la prima volta in Italia gli investimenti di portafoglio sottostanti i prodotti del risparmio gestito sono analizzati applicando il metodo del look-through, cioè una procedura che guarda attraverso i prodotti finanziari intermediati per individuarne la destinazione finale.


Un migliore profilo di rischio 

Il cambio di approccio, confermano gli analisti di via Nazionale, è avvenuto nel pieno della crisi dei debiti sovrani: dal 2012, le famiglie italiane sono tornate ad aumentare il peso degli strumenti del risparmio gestito. A fine 2016 questi strumenti rappresentavano la componente più importante della ricchezza finanziaria con oltre il 34%, contro il 32% (comunque tanto) della somma di circolante e depositi. La composizione del bilancio finanziario delle famiglie italiane è così divenuta più simile a quella delle famiglie delle principali economie dell’area dell’Ocse, prevalentemente concentrata in prodotti assicurativi e pensionistici e con un peso ridotto della componente obbligazionaria, che nel frattempo è diventata molto arida d’interessi. Di per sé questo è stato già un passo avanti per i risparmiatori italiani: le attività detenute indirettamente tramite i prodotti gestiti, spiega Bankitalia, misurano anche il grado di "istituzionalizzazione del risparmio delle famiglie", che si fa quindi più diversificato e, in qualche misura, migliore nel profilo rischio-rendimento.


Aumenta la diversificazione geografica 

Venendo ai numeri, nel triennio 2014-16 il portafoglio sottostante i prodotti del risparmio gestito detenuti dalle famiglie italiane è aumentato del 12%, da 712 a 800 miliardi di euro circa. I titoli di Stato italiani, sostanzialmente tutti Btp, pesano per il 42%, mentre la quota delle obbligazioni private e delle azioni italiane è definita "trascurabile". È aumentato invece il peso delle obbligazioni e delle azioni emesse da intermediari e imprese estere: a fine 2016 i risparmiatori hanno investito nelle società non finanziarie francesi e statunitensi più di quanto hanno investito nell’insieme delle società non finanziarie italiane. Sono andati bene i fondi comuni esteri, che a fine 2016 rappresentavano un quinto del portafoglio indiretto delle famiglie: in questo caso, i fondi esteri lussemburghesi hanno avuto sostanzialmente il monopolio. L’incremento della diversificazione geografica degli investimenti in titoli di debito e quote di fondi comuni è una delle principali evidenze della ricerca, mentre la grande presenza dei titoli di Stato nei sottostanti è da attribuire soprattutto alle scelte d’investimento delle assicurazioni che non hanno mai mollato i Btp italiani in questi anni. Tali risultati sono comunque coerenti con l’evoluzione dell’intermediazione finanziaria avvenuta nell’area dell’euro negli ultimi anni, contrassegnata, precisa Bankitalia "da un aumento del peso degli investitori istituzionali nel sistema finanziario, da un aumento degli investimenti cross-border e da un mercato obbligazionario più integrato di quello azionario".


La previdenza è ancora al palo 

Il ribilanciamento della ricchezza finanziaria a favore degli strumenti del risparmio gestito ha avvicinato in questi anni la composizione del risparmio delle famiglie italiane a quello di altre economie finanziariamente più efficienti e sviluppate. Nella maggior parte dei Paesi considerati nella ricerca di Banca d’Italia, i titoli di debito rappresentano il prodotto prevalente del risparmio gestito delle famiglie; solo in Australia, Canada e Stati Uniti le azioni sono il sottostante principale; mentre nei Paesi Bassi le compagnie di assicurazione e le società di gestione investono i risparmi delle famiglie prevalentemente in fondi d’investimento. L’Italia, benché sia cambiata parecchio negli anni della crisi, rimane ancora finanziariamente poco "istituzionalizzata": in particolare, nel nostro Paese è ancora troppo bassa la quota di risparmio destinata a fini previdenziali o alla gestione dei rischi dell’invecchiamento. Su tutto questo pesa il bassissimo livello dell'educazione finanziaria, su cui occorre darsi una mossa.