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In Italia è emergenza smog

Evitato (almeno per ora) il deferimento alla corte Ue, ma Legambiente lancia l’allarme sulla qualità dell’aria

“Per ora non c’è alcun deferimento alla corte Ue”, aveva commentato il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti al temine del vertice di Bruxelles sulla qualità dell’aria. Un incontro in cui l’Italia arrivava nelle vesti di imputato, soggetta a una procedura di infrazione per sforamento dei limiti di legge sull’inquinamento da biossido di azoto e da particolato. Nell’attesa della decisione finale della Commissione Europea, l’Italia può tirare un sospiro di sollievo. Ma non troppo profondo. Perché il deferimento potrà anche essere evitato, ma il problema della qualità dell’aria resta centrale nel nostro Paese.
Lo ha fotografato nei giorni scorsi Legambiente con il rapporto Mal’Aria 2018 – L’Europa chiama, l’Italia risponde?. Un titolo non casuale, visto che il quadro che emerge dalla ricerca è quella di una qualità dell’aria in continuo deterioramento: l’emergenza smog è ormai cronica. E circa sette milioni di cittadini risultano esposti a livelli di inquinamento sempre più intollerabili.
Stando ai dati della ricerca, nel 2017 ben 31 città hanno superato i limiti previsti per polveri sottili e ozono: di queste, 28 città hanno sfondato il muro dei 100 giorni di inquinamento, 16 addirittura 150 giorni. Il triste primato di città più inquinata d’Italia va a Cremona, con ben 178 giorni di sforamento: chiudono il podio Pavia (167) e, in coabitazione sul gradino più basso, Lodi, Mantova e Monza (164).
Sul fronte delle polveri sottili, la situazione appare particolarmente critica nelle zone della pianura padana: in 31 dei 36 capoluoghi di provincia delle quattro regioni del Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) è stato sforato il limite anno-giornaliero. Un segnale, rilevano da Legambiente, che gli accordi sottoscritti per la tutela ambientale sono serviti a poco e nulla: pesano la mancata armonizzazione degli interventi e, non secondariamente, l’esonero delle regioni dal ruolo di controllo e coordinamento Al primo posto di questa triste classifica si piazza Torino (112 giorni di sforamento), seguita dalla già citata Cremona (105) e Alessandria (103). Per arrivare alla prima città del Centro-Sud bisogna scendere fino alla nona posizione, con Frosinone fermo a 93 giorni di sforamento.
Classifica rivoluzionata se si guarda alle emissioni di ozono, un inquinante spesso sottovalutato ma che, stando alle stime dell’Agenzia Ambientale Europea, sarebbe riconducibile a 13.600 casi di morte prematura in Europa nel 2015 (2.900 solo in Italia). Secondo i dati di Legambiente, ben 44 città avrebbero registrato un superamento del limite di 25 giorni nell’anno solare: le città peggiori, con dati che superano più del triplo la soglia concessa, sono Catanzaro con 111 sforamenti, Varese (82), Bergamo (80), Lecco (78), Monza (78) e Mantova (77).