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Il digital aiuta la coesione delle famiglie italiane

La vita online può rafforzare i legami tra le persone, a patto però che si condividano le stesse regole. Uno studio mostra il grado di tecnologia nelle comunicazioni dei nuclei familiari, tra integrati ed esclusi

Indagare la relazione tra i mutamenti della famiglia italiana e le nuove tecnologie significa anche capire come le rivoluzione digitale sta cambiando il modo di comunicare all’interno della cittadinanza, ridefinire i confini delle comunità e riconoscere vecchie e nuove esclusioni sociali. Ci si potrebbe accorgere che, paradossalmente, la famiglia costituita da un single ha relazioni molto più intense e ricche rispetto a quelle che ha abitualmente la famiglia che chiamiamo tradizionale, ma anche che la solitudine dell’anziano può oggi essere meno dura grazie proprio alle nuove tecnologie digitali. 

Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali è il titolo del nuovo rapporto di Cisf, il Centro internazionale studi sulla famiglia, che offre numerosi spunti di riflessione partendo da una domanda chiave: le tecnologie digitali di comunicazione rafforzano o indeboliscono le famiglie? Per rispondere, Cisf ha realizzato un’indagine che ha coinvolto 3.708 interviste su un campione statisticamente rappresentativo delle famiglie italiane, approfondendo i modi con cui l’Ict influenza la vita quotidiana dei nuclei. 

L’analisi descrive il modo in cui le interazioni digitali modificano sia le relazioni interne sia quelle di ciascuno dei membri della famiglia con l’ambiente esterno. La ricerca parte dell’assunto che siamo ancora solo agli inizi di una nuova epoca, difficile da definire proprio perché “strutturalmente e culturalmente aperta a tanti possibili esiti”.

DIVERSI GRADI DI IBRIDAZIONE 

Nella famiglia di oggi, secondo Cisf, il calore delle relazioni interpersonali, faccia a faccia, si mischia (e quasi è mediato) sempre più con le comunicazioni che avvengono tramite device tecnologici. Tuttavia, dal rapporto emergono profonde differenze tra le famiglie italiane e differenti gradi d’ibridazione delle relazioni familiari tra reale e digitale, essenzialmente classificabili in quattro gruppi. In primis, le cosiddette famiglie marginali e/o escluse, che pesano per il 28,6% del campione e sono soprattutto composte da anziani soli o in coppia che usano poco o nulla le tecnologie digitali. Poi ci sono le famiglie mature moderatamente in rete, non sono molte, il 13,4%: sono prevalentemente adulti maturi, con figli grandi, che si muovono nel web “in maniera moderata e con una certa selettività”. Il 23,8% è costituito invece da famiglie più giovani “decisamente in rete”: cioè gli appartenenti a questo gruppo sono in gran parte giovani, con in media due figli minori di 18 anni, e con una maggiore propensione all’utilizzo delle Ict e maggiori contatti digitali. Infine, i single giovani o coppie di giovani, (il 34,2%), molti conviventi ma non sposati, assai più istruiti degli altri gruppi di famiglie, molto più immersi nel mondo delle tecnologie, più disponibili ai contatti, più abili nello stare on line.

MA NON È UNO SCONTRO TRA BUONI E CATTIVI 

Appare evidente, e non certo sorprendente, che la tendenza all’ibridazione con le tecnologie varia a seconda delle competenze nei confronti delle Ict e, di fatto, aumenta progressivamente nelle generazioni più giovani e dove ci sono figli più piccoli. Tuttavia, ammonisce il rapporto, “non serve schierarsi nell’ennesimo scontro tra tradizionalisti e innovatori, o tra apocalittici e integrati, quanto piuttosto riconoscere le potenzialità, leggere le diverse traiettorie dei diversi gruppi sociali e delle diverse famiglie e discernere con attenzione rischi e possibilità”. Questo perché, dalla ricerca emerge come, ad esempio, l’ibridazione delle relazioni interpersonali con la rete sembra avere più effetti positivi che negativi riguardo quasi tutti gli indicatori della coesione familiare, e in parte anche rispetto alla partecipazione civica nella sfera pubblica: la famiglia ibridata propone una forma diversa di relazionalità anche se essere costantemente connessi non sempre significa essere in relazione tra le persone.

LE REGOLE E I RISCHI: NON BASTA PARLARNE 

È interessante notare anche che la presenza costante nella vita familiare di internet e dei sistemi digitali impone nuove regole di comportamento, specialmente in relazione ai figli presenti in casa: ben il 66% delle famiglie con figli sotto i 18 anni ha stabilito regole sull’uso dell’Ict, e queste regole sono molto rispettate perché in una scala da uno a 10, l’attenersi alle prescrizioni supera il valore di otto. Il 63% delle coppie con prole (under/over 18) dichiara di parlare di ciò che i figli fanno e vedono online; questo dato sale al 72% per i quei nuclei in cui è presente un solo genitore. Queste ultime famiglie, secondo il sondaggio, sono particolarmente coinvolte perché il livello di condivisione delle attività online tra figlio e genitore è molto alto (per il 68%), anche rispetto ad altre tipologie di famiglie con figli (che viaggiano tra il 28% e il 44%). Tuttavia, parlare non basta. Se è vero che in media il 54% degli intervistati dice di essere al corrente delle attività online dei propri figli, solo il 23% ha installato sui device di casa accorgimenti tecnici per limitare o comunque controllare realmente l’attività su internet.

WHATSAPP Sì, SNAPCHAT NO 

Infine, guardando dove si sostanziano realmente queste interazioni digitali, si può notare come il sistema di messaggistica Whatsapp reciti la parte del leone. L’82% delle famiglie interagisce su Whatsapp, appena la metà su Facebook e poi il nulla: gli altri social network sono un mondo a parte, impermeabili alle interazioni del nucleo familiare. Instagram guida la classifica degli ultimi con il 6% di famiglie collegate tra loro; poi Twitter (2,5%) e alla fine arriva il social network dei giovanissimi, SnapChat (0,4%), sul quale i rapporti con i genitori sono fuori discussione.