Il peso insostenibile delle diseguaglianze
Nella maggior parte dei Paesi Ocse il divario economico tra ricchi e poveri ha raggiunto il suo livello più elevato da 30 anni a questa parte. Se nel 1980 il 10% più ricco della popolazione della zona Ocse guadagnava sette volte il reddito del 10% più povero, oggi tale rapporto è pari a 9,5 a uno. Anche il coefficiente di Gini, che misura le disuguaglianze di reddito e di ricchezza, è aumentato in media di tre punti percentuali, passando da 0,29 a 0,32. Ad accendere un faro sul preoccupante tema delle diseguaglianze è stata la decima edizione della conferenza mondiale Science for Peace, svoltasi a Milano il 15 e 16 novembre. L’iniziativa, organizzata dalla Fondazione Umberto Veronesi in collaborazione con l’Università Bocconi, ha visto intervenire, tra gli altri, il presidente dell’Inps Tito Boeri, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il sociologo Domenico De Masi, il demografo Alessandro Rosina, il presidente dell’Istituto Mario Negri, Silvio Garattini, e la giornalista Milena Gabanelli.
Un’emergenza contemporanea
I dati presentati nel corso della conferenza mostrano come anche in Italia il divario sia cresciuto, causando migrazioni interne (con conseguente spopolamento delle zone depresse), crescita del tasso di povertà (un problema che ha coinvolto un milione e 292 mila minori nel 2016), ampliamento della disparità tra settentrione e meridione anche in ambito sanitario (la mobilità sanitaria interregionale riguarda almeno un milione di italiani).
Al contrario, il divario tra Paesi sviluppati ed economie emergenti è diminuito. Per esempio, 30 anni fa il tenore di vita in Francia e in Germania era di 20 volte superiore a quello della Cina o dell’India, ora tale gap si è dimezzato. Nonostante ciò, i fenomeni migratori non si sono arrestati e le loro conseguenze infiammano il dibattito politico all’interno dei paesi economicamente più sviluppati. Il vicepresidente Science for Peace, Alberto Martinelli, ha ricordato che le disuguaglianze “sono un’emergenza contemporanea e bisogna ridurle. Le disuguaglianze non solo limitano le potenzialità di crescita economica – ha sottolineato – ma minano il consenso sociale, negando gli eguali diritti di cittadinanza”.
Le conseguenze delle diseguaglianze
Diversi studi confermano che le diseguaglianze di reddito hanno un forte impatto su molti aspetti della vita delle persone. Chi è privo di mezzi sufficienti ha maggiore difficoltà a sviluppare conoscenze e competenze, ha minor accesso effettivo alle cure e vive meno a lungo. Le politiche distributive (politiche sociali, sanitarie, dell’istruzione, del lavoro, ecc.) sono uno strumento fondamentale per aiutare la società nel suo complesso a funzionare meglio ed essere più equa. La scienza ha molto da dire in questo contesto. Utilizzando il metodo scientifico è possibile valutare le soluzioni adottate nel corso della storia recente per contrastare e ridurre i diversi tipi di disuguaglianze (politiche fiscali, politiche di welfare, contrattazione salariale).
Come ridurre il divario
Grazie a un costante dialogo tra decisori politici e comunità scientifica è possibile adottare politiche tese a diminuire il divario tra chi ha di più e chi ha di meno, e contribuire a ridurre gli effetti negativi delle crescenti disparità.
Un aspetto allarmante della crescita delle disuguaglianze riguarda l’ambito della salute.
Per questo la Conferenza ha dedicato a questo tema tutta la seconda giornata che ha trattato l’accesso alle cure e ai farmaci, darà spazio alla medicina di genere, all’utilizzo dei big data e allo sviluppo della genomica, e sottolineerà l’importanza della prevenzione tramite corretti stili di vita.