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Brumadinho, una tragedia epocale

In Brasile continua ad aumentare il numero di morti provocati dalla rottura di una diga di rifiuti minerari: è il secondo più grave incidente degli ultimi 18 anni. Le perdite economiche, secondo alcune stime, potrebbero superare i 4 miliardi di dollari

Miniere generali. Questa la traduzione letterale di Minas Gerais, il nome dello stato brasiliano (grande una volta e mezzo l’Italia) in cui, lo scorso 25 gennaio si è verificato il crollo di una diga di rifiuti minerari, di proprietà del gruppo brasiliano Vale, tra le principali imprese nel settore estrattivo a livello globale (è attualmente il maggior produttore ed esportatore al mondo di minerale di ferro). L’incidente è avvenuto nei pressi della città di Brumadinho e, al momento in cui scriviamo, i morti confermati sono 166, mentre risultano ancora disperse 147 persone.

Danni per miliardi di dollari

Secondo la stampa brasiliana, si tratta del più terribile incidente sul lavoro mai registrato nella storia del paese. E rischia di diventare, per numero di morti, il secondo peggior evento catastrofale di larga scala connesso ad attività industriali avvenute nel mondo negli ultimi 18 anni.

In tempi recenti la Vale è stata già coinvolta in un altro terribile incidente industriale. Nel 2015, sempre nello stato di Minas Gerais, e precisamente nella città di Mariana, la rottura di una diga sotto la responsabilità della Samarco (azienda posseduta dalla Vale e dall’anglo-australiana Bhp) ha contaminato la regione, inquinando i fiumi e causando la morte di 19 persone.

Secondo i calcoli anticipati dal quotidiano brasiliano Estadão, la stima complessiva delle perdite economiche dell'incidente di Brumadinho potrebbe però arrivare addirittura fino a 4 miliardi dollari, visto che la maggior parte dei danni resta in capo all’azienda mineraria, dal momento che il mercato assicurativo brasiliano ha imposto delle restrizioni in seguito alla tragedia avvenuta a Mariana. In questo modo il sinistro di Brumadinho potrebbe totalizzare perdite per ben 4,5 miliardi di dollari superando così quello di Mariana che era stato di 4 miliardi e di cui la maggior parte degli indennizzi non risulta ancora liquidato.

Caccia ai responsabili

Nella caccia ai responsabili, la magistratura brasiliana punta il dito principalmente contro i dirigenti della Vale, ma non solo. I primi arresti sono stati eseguiti il 29 gennaio: tre impiegati di Vale, e due ingegneri che avevano attestato la stabilità della struttura. Il 15 febbraio scorso si sono aggiunte all’elenco altre otto persone, tutti dipendenti della Vale. Due degli arrestati sono dirigenti della società. Sono stati fermati anche quattro dipendenti della compagnia di consulenza tedesca Tüv Süd che aveva confermato l’idoneità della diga due volte lo scorso anno, a giugno e poi di nuovo a settembre. La magistratura verdeoro ha anche emesso un mandato di perquisizione presso la sede della società tedesca a Rio de Janeiro.

L’emergenza mondiale dei morti sul lavoro

In Brasile il problema dei morti sul lavoro ha raggiunto picchi da vera e propria emergenza nazionale, tanto che il paese latinoamericano è il 4° al mondo per numero di vittime mortali sul lavoro, dietro alla Cina, all’India e all’Indonesia. Secondo l’Organizzazione internazionale del Lavoro, in media ogni anno nel mondo muoiono 321 mila persone a causa di incidenti sul lavoro.

I 10 peggiori incidenti industriali degli ultimi 100 anni

Dopo l’incidente di Brumadinho, la Bbc Brasil ha stilato una classifica dei 10 peggiori incidenti industriali avvenuti nell’ultimo secolo. Al primo posto svetta il terribile disastro di Bhopal, in India, avvenuto nel 1984, quando una perdita di gas nell’azienda di pesticidi Union Carbide provocò circa 20mila morti. Al secondo posto c’è un incidente avvenuto a Benxi, in Cina, nel 1942, quando circa 1.500 lavoratori persero la vita quando i dirigenti di una miniera chiusero un’uscita nel tentativo di contenere un incendio. Il terzo incidente più grave è molto recente: si tratta del crollo di un edificio a Savar, nel Bangladesh, all’interno del quale erano situate diverse fabbriche tessili e un centro commerciale: il disastro ha provocato 1.127 morti. Seguono: l’esplosione di un oleodotto a Jesse, in Nigeria, nel 1998, che provocò circa 1000 morti; l’esplosione di una miniera di carbone a Shanxi, in Cina, nel 1960, con 682 vittime mortali; una serie di esplosioni in magazzini di gas naturale, nella città messicana di San Juan Ixhuatepec, con 650 morti; l’esplosione di una fabbrica della Basf, in Germania, avvenuta nel 1952, con 561 vittime; l’incendio provocato dalla rottura di un oleodotto della Petrobras, a Cubatão, in Brasile, nel 1984, che ha causato 508 vittime; l’incidente avvenuto a Gauley Bridge, Usa, nel 1931, quanto 476 operai persero la vita intossicati mentre stavano scavando un tunnel per la costruzione di una centrale idroelettrica; chiude questa triste classifica l’icidente avvenuto a Kyushu, in Giappone, nel 1963, quando un’esplosione in una miniera di carbone ha causato la morte di 458 minatori.