I rischi dell'uniformità biologica
Alla base dei nostri sistemi alimentari c’è la biodiversità, che non è semplicemente un catalogo di ciò che esiste al mondo ma una condizione essenziale per nostra salute e quella dell’ambiente. Lo stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura è il primo report approfondito, ampiamente documentato e analitico su questi argomenti ed è stato rilasciato dalla Fao, l’organizzazione per il cibo e l’agricoltura delle Nazioni Unite. Nel rapporto, si analizza la condizione di piante, animali e microrganismi che sostengono il cibo e la produzione agricola, a livello genetico, delle specie e degli ecosistemi. Com’è facile intuire, parlando di questi argomenti, la situazione non è delle migliori per noi, esseri umani, e per la vita della terra che occupiamo. La biodiversità, essenziale per il nostro cibo e per le attività agricole, sta scomparendo giorno dopo giorno, scrivono gli analisti dell’organizzazione: e una volta persa, mette in guardia il rapporto, non potrà essere recuperata.
CHE COS'È LA BIODIVERSITÀ ASSOCIATA
Quando si parla di organismi che forniscono risorse non si comprende solo il cibo per gli umani ma anche i mangimi, il carburante e le fibre, nonché tutta quella miriade di organismi che sostengono la produzione di cibo attraverso gli ecosistemi di biodiversità associata. Vale a dire insetti, pipistrelli, uccelli, mangrovie, coralli, piante da fiore, lombrichi, funghi e batteri, che mantengono i terreni fertili, impollinano le piante, purificano l’acqua e l’aria, mantengono il pesce e gli alberi sani, combattono i parassiti e le malattie del raccolto e del bestiame. "Uno dei messaggi di questa analisi – ha detto all’Adnkronos, Vera Agostini, vice direttore del dipartimento pesca e acquacoltura della Fao – è che la biodiversità associata è importante ed è importante che sia i cittadini sia i politici lo capiscano perché è un po’ trascurata e meno ovvia di ciò che ci finisce nel piatto".
I TRE NEMICI
Il report certifica tre principali problemi: il calo della diversità vegetale nelle coltivazioni, l’aumento del numero di razze di animali a rischio estinzione e l’aumento della proporzione degli stock ittici sovrasfruttati, vale a dire che certe specie di pesci sono troppo pescate. Quest’ultima evidenza è stata denunciata anche dalla Commissione Europea, che in uno studio ha rivelato che circa il 90% degli stock ittici del Mediterraneo è sovrasfruttato: alcune qualità di pesce sono pescate 10 volte in più dei livelli considerati sostenibili. Nel rapporto della Fao, si legge che delle circa 6.000 specie di piante coltivate per il cibo, meno di 200 contribuiscono in modo sostanziale alla produzione alimentare globale e solo nove rappresentano il 66% della produzione totale. La produzione mondiale di bestiame si basa su circa 40 specie animali, e solo pochissime forniscono la stragrande maggioranza di carne, latte e uova. Delle 7.745 razze di bestiame locali, cioè presenti in un solo Paese, segnalate a livello mondiale, il 26% è a rischio estinzione. Quasi un terzo degli stock ittici globali è sovrasfruttato, più della metà ha raggiunto il limite sostenibile.
COME SALVARE GLI ECOSISTEMI
A minacciare la varietà delle specie sono i cambiamenti nell’uso e nella gestione della terra e dell’acqua, mancanza o inadeguatezza di politiche per preservare la biodiversità, l’inquinamento, il sovrasfruttamento e il cambiamento climatico. Soffrono soprattutto gli ecosistemi forestali e gli habitat costieri. Tuttavia, non tutto è perduto. "La buona notizia – spiega ancora Vera Agostini – è che le pratiche alimentari che rispettano la biodiversità sono in aumento, per cui stiamo andando nella direzione giusta". In particolare, stando al rapporto, l’80% dei 91 Paesi coinvolti nell’indagine afferma di seguire una o più pratiche corrette, come l’approccio ecosistemico alla pesca, la gestione sostenibile delle foreste, l’agroecologia, l’agricoltura conservativa, i sistemi integrati di allevamento di bestiame e agro-forestali, l’acquaponica, (coltivazione fuori dal suolo), la policoltura e l’agricoltura biologica. Già oggi, per esempio, in Francia, circa 300 mila ettari di terra sono gestiti utilizzando principi agroecologici.