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Opportunità e rischi delle nanotecnologie

Inquinamento atmosferico: miliardi di nanoparticelle tossiche scoperte negli organi degli abitanti delle aree urbane

I ricercatori della Lancaster University hanno scoperto grandi quantità di nanoparticelle tossiche negli organi degli abitanti delle aree intensamente urbanizzate. Si tratterebbe di materiali riconosciuti come determinanti nel causare malattie cardiache, che avrebbero “contaminato” il cuore delle persone sottoposte ad una ricerca pubblicata lo scorso giugno sulla rivista Environmental Research.
Lo studio, che ha analizzato il tessuto cardiaco di giovani deceduti, ha scoperto che gli abitanti di Città del Messico avevano da due a dieci volte la quantità di nanoparticelle di ferro derivanti dalla combustione dei carburanti (note anche come “particolato”), rispetto a quelli che vivono in aree meno inquinate. Sono state rinvenute fino a 22 miliardi di nanoparticelle per grammo di tessuto.
L’eccesso di questi materiali può causare danni neurovascolari significativi e rappresenta un grave fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, dimostrando la necessità di intervenire sul controllo dell'inquinamento atmosferico da particolato.
La professoressa Maher, che ha guidato la ricerca, ha spiegato che, sebbene si tratti di uno studio ancora in fase preliminare, i risultati e le implicazioni emersi sono di grande importanza, dal momento che sono state appurate le prove di gravi danni – verificatisi già in età precoce - sia nel cuore che nel cervello delle vittime. Sebbene lo studio si concentri su persone provenienti da Città del Messico, ha inoltre aggiunto: "Non c'è alcun motivo di aspettarsi che in qualsiasi altra città i risultati sarebbero diversi".
In poche parole, questa ricerca sembra suggerire che vivere in una grande città comporterebbe un certo accorciamento della vita prevista per ciascun individuo. Asma, cancro ai polmoni, malattie cardiache, ictus e diabete sono infatti tra le malattie più gravi causate o esacerbate dall'inquinamento atmosferico.
Altri studi hanno già collegato la presenza di nanoparticelle derivanti da sostanze inquinanti anche alla demenza ed al morbo di Alzheimer.

Cosa sono le nanoparticelle
Usiamo il termine “nanotecnologia” per abbracciare un grande numero di metodi e processi innovativi, che possono includere nanomateriali, nanostrumenti e nanodispositivi.
In genere, la nanotecnologia consiste nella capacità di misurare, manipolare e organizzare elementi di dimensioni inferiori ad un micrometro, ovvero da 1 a 100 nanometri. Per comprendere quanto piccole siano queste dimensioni, consideriamo che un capello umano ha un diametro di circa 80.000 nanometri.
Il termine nanotecnologia è dunque usato per descrivere in modo generico tutte le tecnologie microscopiche, per quanto esse differiscano le une dalle altre. Questa nuova scienza ha permesso ai ricercatori di sviluppare materiali mai osservati prima (nanomateriali sintetici) e di manipolare sostanze esistenti in nanoscala, scoprendo per esse utilizzi del tutto nuovi. Si tratta di tecnologie che continuano ad avere un impatto crescente su materiali, strumenti e processi attraverso un’estrema varietà di settori industriali.
Si pensa infatti che gran parte delle merci prodotte contenga oggi nanomateriali. Una stima qualitativa del mercato globale legato ai prodotti realizzati mediante le nanotecnologie, fornisce un’indicazione piuttosto ampia dei settori principali ai quali essi fanno riferimento. L’intero settore della microelettronica e dei semiconduttori, ad esempio, utilizza da anni le tecniche su scala nanometrica per la realizzazione di componentistica integrata su silicio.
Nel settore dell’energia, ed in particolare nel fotovoltaico, il contributo delle nanotecnologie è fondamentale, perché la sinergia con i materiali avanzati consente la massimizzazione delle prestazioni degli impianti di produzione energetica.
In chimica, i nanocatalizzatori rivestono un ruolo importante nel settore ambientale, mentre nell’aeronautica e nei trasporti questi materiali trovano spazio crescente per migliorare le prestazioni, l’efficienza e l’impatto ambientale di strutture e processi.
Perfino nel settore della cura della salute, le nanotecnologie e le nanobiotecnologie promettono, in un’ottica di medio-lungo periodo, di portare una vera e propria rivoluzione in ambiti quali diagnostica, farmaceutica, tecnologie mini-invasive ed ingegneria tissutale e si pensa che la creazione di prodotti più sicuri possa ridurre alcuni tipi di danno anche in ambito assicurativo.

Sinergia tra fattori di rischio
Si sa ancora poco, tuttavia, della tossicità di questi materiali, ed ancora meno del loro impatto sinergico. Alcune nanoparticelle, inoltre, possono generarsi “accidentalmente” nel corso di altri processi ed in questo caso è assai più difficile governarne gli effetti.
Non sappiamo neppure se materiali normalmente sicuri possano diventare pericolosi quando ridotti in nanoscala, poiché le leggi della chimica e della fisica agiscono diversamente quando le particelle vengono infinitamente ridotte. I metalli inerti, infatti, possono diventare altamente reattivi e le sostanze normalmente benigne possono diventare tossiche.
Le nanoparticelle sono talmente piccole da penetrare in profondità nei tessuti umani. Se si tratta già di elementi tossici, come il particolato, esse causano lesioni gravi e malattie, come quelle indicate dalla ricerca della professoressa Maher. Tali conseguenze, nel quadro più ampio del problema dell’inquinamento atmosferico, determinano un effetto sinergico letale per la salute di tutti.
Una recente ricerca di European Heart Journal ha evidenziato come in Europa il numero dei decessi causati dall’inquinamento dell’aria sia ben al di sopra delle previsioni e che oltre 800.000 persone muoiano prematuramente a causa dell’aria inquinata. Per la medesima causa, inoltre, la vita di ciascuno degli abitanti delle grandi città verrebbe “accorciata” di circa due anni.
L’inquinamento dell’aria, insomma, causerebbe molti più decessi del fumo.
Il professor Jos Lelieveld, del Max Plank Insitute for Chemistry di Meinz, ha affermato che “Poiché la maggior parte delle sostanze tossiche presenti nell’aria derivano dalla combustione dei carburanti fossili, è necessario concentrarsi sull’uso di fonti di energia ad essi alternative Se adoperassimo energia pulita, non solo osserveremmo i patti dell’Accordo di Parigi, ma contribuiremmo a ridurre del 55% il tasso di decessi causati dall’inquinamento dell’aria in tutta Europa”.

I risvolti assicurativi

Sul piano assicurativo, la questione è ovviamente di grande interesse.
A prescindere dal ramo malattia, che resta comunque il più esposto, fino a qualche tempo fa, infatti, si considerava l’inquinamento dell’aria – se non causato da uno specifico sversamento – come impossibile da attribuire ad un soggetto particolare. In tal caso, quindi, i danni da esso derivanti non erano considerati risarcibili.
Recentemente, però, si sono moltiplicati i casi di richieste di risarcimento ai danni delle amministrazioni comunali, da parte di cittadini che ritengono la cosa pubblica colpevole per non aver agito con efficienza per contrastare l’inquinamento dell’aria.
Non ultimo, il caso di una signora francese, che ha chiesto allo stato il risarcimento di 160.000 euro, presso il tribunale amministrativo di Montreuil a est di Parigi.
La signora e sua figlia hanno infatti accusato le autorità di non avere adottato misure efficaci contro l’altissimo livello di inquinamento atmosferico che avrebbe interessato la capitale francese alla fine del 2016. Le due sostengono che ciò ha avuto un terribile effetto sulla loro salute, soprattutto perché vivevano all'epoca nel sobborgo settentrionale di Saint-Ouen, appena fuori dalla circonvallazione periferica, la quale serve oltre 1 milione di conducenti al giorno, ma costituisce anche un incubo per le 100.000 persone che vivono intorno ad essa.
Entrambe le querelanti affermano di aver sviluppato seri problemi respiratori, soprattutto durante i picchi di inquinamento. La madre, 52 anni, ha dovuto prendersi una pausa dal lavoro e la figlia, 16 anni, ha sofferto di crisi d'asma. Entrambe hanno dovuto trasferirsi ad Orleans, su consiglio dei medici, dopo di che la loro salute è notevolmente migliorata.
La causa è ancora aperta ed il suo esito potrebbe rappresentare un interessante precedente per tutta l’Europa.