Italiani disciplinati rispettano il lockdown
I giornali stranieri scommettevano che gli italiani non sarebbero riusciti a rispettare le regole del lockdown e invece no. L’emergenza è riuscita in un certo senso a dimostrare che l’italiano, se vuole, nel momento del bisogno è in grado di rispettare le regole e fare la propria parte. A dirlo sono i numeri di un’indagine statistica di Altroconsumo che ha intervistato 1534 cittadini italiani in due fasi: prima che il decreto del Governo che ha messo in “zona rossa” l’intero Paese fosse emanato (5-6 marzo) e immediatamente dopo (il 10 marzo). I dati hanno rivelato infatti un drastico cambiamento di percezione dell’epidemia da Coronavirus: l’84% degli italiani dal 10 marzo segue in maniera molto rigorosa le raccomandazioni delle autorità sanitarie per prevenire il contagio (lavarsi le mani con frequenza, mantenere le distanze tra le persone, non uscire di casa in caso di sintomi e così via). Se a questa percentuale aggiungiamo il 14% del campione che le segue “in parte”, si ottiene praticamente l’unanimità.
Il ruolo dell’informazione
I dati sembrano confermare il ruolo dell’informazione nel comunicare la gravità della situazione e spingere gli italiani a rispettare le norme del decreto: il risultato unanime del rispetto delle regole ha fatto un balzo in avanti notevole rispetto al periodo pre lockdown.
Più di nove italiani su dieci dichiarano di essere informati o bene informati sul Coronavirus (modalità di trasmissione, periodo di incubazione, tasso di letalità…). In pochi giorni la percentuale di chi si sente molto ferrato sul tema è salita di più di dieci punti percentuali, passando dal 21% all’attuale 33%, ovvero un italiano su tre. Solo pochi giorni prima della stretta governativa, quando la situazione era già piuttosto grave ma la quarantena era stata imposta soltanto in Lombardia e altre14 province, le persone che si dicevano convintamente aderenti alle raccomandazioni erano poco più di sei su dieci (il 64%).
La situazione per aree geografiche ed età
A sorpresa gli abitanti delle Regioni dove il virus è più diffuso (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) sembrano essere i meno ligi: il 75% segue le raccomandazioni in maniera rigorosa. Le percentuali sono più alte tra chi vive nelle Regioni del centro (89%), sud e isole (86%) e nelle altre Regioni del nord (90%). In generale, comunque, le percentuali di adesioni convinte alle raccomandazioni sono salite notevolmente dopo l’ultimo giro di vite del Governo.
Analizzando il dato per fasce di età, anche in questo caso l’adesione alle indicazioni delle autorità sanitarie è cresciuta in maniera decisa dopo il 10 marzo. Rimangono tuttavia sotto la media le due fasce di popolazione sulle quali si è cercato di fare, per motivi diversi, una maggiore opera di convincimento, ovvero i giovani restii ad applicare buone regole di condotta, soprattutto rispetto alla socialità, e gli anziani che sono dal punto di vista epidemiologico la categoria più a rischio. Solo il 78% dei giovani dai 18 ai 34 anni afferma di seguire con convinzione le raccomandazioni delle autorità sanitarie. Lo stesso avviene con il 79% degli anziani tra i 65 e i 74 anni.
Cambiamento nello stile di vita
Quasi tutti gli italiani (97%) stanno modificando in qualche modo il loro stile di vita dall’inizio di questa crisi sanitaria ad oggi. Gli spostamenti e la socialità sono stati immediatamente impattati e in percentuale consistente: il 67% del campione ha smesso di prendere i mezzi pubblici (42% prima del decreto del 10 marzo); l’89% evita i luoghi affollati (era il 67%); il 72% ha smesso di viaggiare (contro il 46% pre decreto). Lo smart working, invece, rimane una possibilità ancora minoritaria, con una percentuale di utilizzo del 28% (era il 19% prima del 10 marzo). Il 29% ha fatto scorte alimentari e il 25% indossa guanti o mascherina quando esce di casa.
Non ci sono significative differenze se si analizza il dato per aree geografiche e per fasce di età, ma si rileva una leggera minore attenzione da parte della fascia dei giovani ad evitare i luoghi affollati (78%).
Tre italiani su quattro hanno acquistato prodotti per la prevenzione del contagio, anche se non sempre utili. Il 63% ha acquistato negli ultimi giorni un gel disinfettante. Al secondo posto nella corsa agli acquisti i guanti (il 34% li ha comprati), seguiti dalle mascherine (31%). Si ferma al 15% la percentuale di italiani che sta facendo ricorso a supplementi e integratori e al 6% quella di chi ha acquistato un purificatore d’aria.
I danni sulle finanze e sulla vita sociale degli italiani
La situazione di stallo ha un impatto rilevante sugli italiani, sia dal punto di vista economico sia sociale. Il 40% degli intervistati riferisce di aver subìto forti danni economici (perdita di introiti o mancati rimborsi a seguito di cancellazioni di voli, eventi e prenotazioni).
Simile la percentuale di chi testimonia forti limitazioni alla propria vita sociale (38%). Entrambi i dati sono in aumento di circa il 15% rispetto alla situazione pre lockdown del decreto del 10 marzo. Attualmente, soltanto il 12% degli italiani dichiara di non sentire alcun impatto sulla vita sociale e il 18% nessun cambiamento rispetto alla precedente situazione finanziaria.