Le Smart City tra il dire e il fare
L’entusiasmo per le “città intelligenti” sembra un po’ smorzarsi di fronte alle difficoltà di realizzazione, ai rallentamenti dei progetti e anche alla ritrosia della popolazione nel momento in cui è necessario “cedere” la propria riservatezza per ottenere maggiori servizi. Di contro, una parte di cittadini – in media il 40% - non è contento dei servizi della città in cui vive e sarebbe disposto a trasferirsi in una più evoluta dal punto di vista digitale.
In qualche modo, le smart city iniziano a fare i conti con la realtà e con le difficoltà in cui si dibattono le comuni progettualità.
Sono alcune considerazioni che emergono dal report del Capgemini Research Institute “Street Smart: Putting the citizen at the center of smart city initiatives”, che ha coinvolto 10.000 cittadini e oltre 300 funzionari delle municipalità di 58 città in 10 paesi.
La megalopoli deve essere smart
Secondo le Nazioni Unite, lo scenario che si prospetta da qui al 2050 è l’inurbamento di due terzi della popolazione mondiale, con conseguente aumento del numero delle megalopoli - città con oltre 10 milioni di abitanti –, che passerà dalle 33 di oggi a 43 entro il 2030.
Per queste ragioni è necessario pensare a megalopoli come smart city, capaci di soddisfare le esigenze di una popolazione numerosissima e alla ricerca di servizi adeguati. Secondo la definizione elaborata dalla Commissione Economica per l'Europa delle Nazioni Unite e utilizzata da Capgemini per la sua ricerca, “una smart city sostenibile è una città innovativa che utilizza le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) e altri mezzi per migliorare la qualità della vita, l'efficienza dei servizi e la competitività, soddisfacendo al contempo esigenze delle generazioni presenti e future per quanto riguarda gli aspetti economici, sociali, culturali e ambientali”.
In questo senso, i risultati della ricerca confermano le attese dei cittadini, che ritengono per il 58% che le smart city siano sostenibili e per il 57% che assicurino una migliore qualità dei servizi: per queste particolarità il 36% degli intervistati si dice disposto a pagare di più per ottenere una migliore esperienza urbana. L’interesse per città più sostenibili emerge dal report di Capgemini, secondo il quale i cittadini ritengono che sfide come l’inquinamento (42%) e la mancanza di iniziative di sostenibilità (36%) siano tra le principali preoccupazioni che potrebbero spingerli a trasferirsi altrove.
Il rischio di un passo indietro
E qui avviene il confronto con la realtà delle cose, in cui utilizzo dei dati e finanziamenti risultano essere tra le principali sfide nella trasformazione verso la città “smart”: la ricerca ha rilevato che solo un funzionario comunale su dieci dichiara la propria città in una fase avanzata del processo di conversione in una smart city, e solo il 22% ha iniziato a mettere in pratica iniziative in tale ambito.
Anzi, secondo i dati del report si potrebbe affermare che i progetti “smart city” stiano subendo un rallentamento: il 42% dei funzionari comunali afferma che l'implementazione delle iniziative di sostenibilità ha subìto ritardi negli ultimi tre anni, mentre il 41% sostiene che le loro città non saranno più sostenibili entro i prossimi 5-10 anni a causa della mancata adozione della tecnologia digitale.
Sebbene quindi le smart city abbiano le potenzialità per risolvere alcune delle tradizionali problematiche delle città, come trasporto pubblico e sicurezza, esistono sfide rilevanti alla loro implementazione. I dati sono fondamentali per l’ottimizzazione delle smart city, eppure il 63% dei cittadini di tutto il mondo afferma che la privacy dell’individuo è più importante di una maggiore qualità dei servizi. Al contempo, quasi il 70% dei funzionari cittadini intervistati dichiara che la raccolta di finanziamenti per la transizione verso le smart city rappresenta una delle sfide più difficili da superare, con il 68% che afferma di incontrare delle difficoltà ad accedere e a costruire le piattaforme digitali necessarie per sviluppare iniziative in tale ambito.
Il cammino verso le città smart presenta più di un ostacolo, non ultimo quello di soddisfare l’esigenza dei cittadini di vivere in una città migliore senza dover cedere sulla propria riservatezza.
Se le città sono una sorta di “organismo vivente”, non si può pensare alla loro evoluzione senza la partecipazione di tutti. Per Capgemini il primo passo sarà quindi quello di creare una comune visione basata su sostenibilità e resilienza, sarà poi indispensabile una collaborazione tra tutte le parti della società civile - cittadini ma anche enti pubblici, istituti accademici, startup e fondi di investimento – e lo sviluppo di una cultura diffusa dell’innovazione.