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Minaccia atomica, ma non solo: torna lo spettro del disastro nucleare

La Russia non ha escluso la possibilità di utilizzare in Ucraina un’arma atomica qualora sentisse minacciata l’esistenza stessa del Paese. A preoccupare non sono solo gli ordigni, ma anche gli eventuali “incidenti” provocati ad hoc a ridosso delle centrali nucleari ucraine

“Di fronte a una minaccia alla stessa esistenza del nostro Paese, l’arma nucleare potrebbe essere utilizzata”. Con queste parole, il 23 marzo scorso Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, ha restituito concretezza a una minaccia che sembrava relegata alla fantascienza. L’arma atomica è una prospettiva possibile, seppur improbabile, e la Russia non esclude di poterla utilizzare. Molto dipenderà da come andranno le operazioni militari sul terreno ucraino. L’esercito russo in questi giorni si sta riposizionando verso il sud est del Paese, dopo aver dovuto abbandonare le ambizioni iniziali di conquistare in pochi giorni l’intera Ucraina. E tra gli analisti geopolitici c’è chi va ripetendo da settimane che, nel caso in cui si sentisse in difficoltà, Vladimir Putin non si farebbe troppi problemi a lanciare un’arma nucleare tattica sul suolo ucraino.

La distinzione tra armi tattiche e strategiche

Un’arma nucleare di tipo tattico differisce dall’arma nucleare strategica. Quest’ultima ha una funzione deterrente. Le armi nucleari tattiche sono generalmente costituite da ordigni nucleari con un basso potere distruttivo. Progettate per essere utilizzate direttamente sul campo di battaglia, hanno la funzione di mettere fuori uso o ridurre la capacità aggressiva dell’esercito nemico o di arrestarne l’avanzata sul terreno di battaglia. Ciò ha portato allo sviluppo di ordigni di piccole dimensioni, facilmente trasportabili e utilizzabili senza l’utilizzo di mezzi aerei, ma direttamente dalle truppe sul campo di operazione.
Un’arma nucleare strategica invece è progettata per essere utilizzata su obiettivi spesso in territori lontani dal campo di battaglia come parte di un piano strategico: basi militari, centri di comando militari, industrie di armi, importanti siti di trasporti, economia, energia, infrastrutture e aree fortemente popolate come città e Paesi, che spesso contengono tali obiettivi. Le armi nucleari strategiche, generalmente, hanno rese significativamente maggiori, e in genere a partire da 100 kilotoni fino a rese distruttive nel raggio basso dei megaton per l’uso soprattutto all’interno delle nazioni nemiche, lontano da forze amiche per massimizzare il danno specialmente a bersagli duri sepolti come un silos missilistico o largo bersagli di area come un grande bombardiere o una base navale.

L’altra strategia: provocare un’incidente in una centrale nucleare

Esiste poi un'altra possibilità per l’esercito russo di provocare un disastro nucleare senza dover sganciare alcuna arma: colpire le centrali nucleari, fingendo un “incidente”.
Il 9 marzo scorso la Energoatom, l’azienda di Stato ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari attive nel territorio del Paese (nonché del disarmo dei tre reattori superstiti della centrale di Černobyl) ha lanciato un avvertimento in un post pubblicato sulla propria pagina Facebook. “Un incidente nucleare – scriveva – può accadere e le conseguenze sono imprevedibili. Tutto questo incide negativamente sul lavoro e mette in pericolo la sicurezza nucleare. Un incidente può accadere in qualsiasi momento e le sue conseguenze sono imprevedibili. Zaporizhzhya e la città di Energodar sono sotto il controllo delle formazioni militari russe da cinque giorni (ora non più, ndr), e i dipendenti della centrale sono sottoposti a forti pressioni psicologiche da parte degli occupanti”, ha scritto ancora l’azienda di Stato ucraina.

I soldati russi contaminati a Černobyl

L’esercito russo si è ormai ritirato anche dalla centrale di Černobyl, ma è venuta a galla la notizia riguardante la contaminazione di diversi soldati di Mosca. Un militare russo sarebbe morto per le conseguenze dell’esposizione alle radiazioni, secondo quanto riportato dalla Energoatom sulla base dei dati pubblicati dal Servizio medico militare della Federazione russa; altri 26 soldati sarebbero stati ricoverati e 73 sarebbero stati trasferiti.
Dopo il ritiro dei russi la centrale di Černobyl, tornata sotto il controllo dell’Ucraina, ha ritrovato una situazione di normalità: le apparecchiature tecnologiche e tutti i sistemi di monitoraggio funzionano normalmente, come ha riferito il direttore della centrale attraverso Energoatom.
Secondo quanto ha riferito la società ucraina, i russi avrebbero portato via cinque dei 15 container con attrezzature di riparazione e pezzi di ricambio necessari per gli impianti di Černobyl. Nell'area della centrale non c'è più alcun russo dalle 20 del 31 marzo. Le truppe di Mosca si sono allontanate tenendo come ostaggi le guardie ucraine di frontiera sequestrate all'inizio dell'invasione.

L’allarme dell’Aiea

Ad ogni modo, l’agenzia dell’Onu per l’energia atomica ha da tempo acceso i riflettori su questa delicata situazione: “il conflitto militare sta mettendo le centrali nucleari ucraine e altre strutture con materiale radioattivo in un pericolo senza precedenti”, ha detto il 29 marzo scorso il direttore generale dell’agenzia, Rafael Grossi, arrivando in Ucraina. “Dobbiamo intraprendere un'azione urgente per garantire che possano continuare a operare in sicurezza e ridurre il rischio di un incidente nucleare che potrebbe avere un impatto grave sulla salute e sull'ambiente sia in Ucraina che altrove”, ha affermato Grossi, che si è recato in una delle centrali nucleari del paese.
A seguito del ritiro delle truppe russe da Černobyl, l’Aiea sta pianificando l’invio di un team di esperti nella zona della centrale nucleare dismessa. Il capo dell'agenzia, Rafael Grossi, appena tornato da un viaggio in Ucraina e Russia per discutere della sicurezza nucleare nella zona di guerra, ha annunciato a Vienna che avrebbe guidato lui stesso la missione a Černobyl. Grossi ha reso noto che l'Aiea fornirà ai siti nucleari ucraini materiale per la sicurezza e la protezione. Le missioni che l'Aiea ha previsto sono state concordate con Russia e Ucraina. “Dobbiamo avere rotte sicure, dobbiamo avere protezione, dobbiamo avere zone non conflittuali per muoverci”, ha sottolineato.
L'Aiea ha chiesto maggiori informazioni alla Russia sulle notizie riguardo a militari russi che sarebbero stati esposti a radiazioni nella centrale nucleare di Černobyl. "In termini generali direi che le radiazioni intorno a Černobyl sono basse – ha poi spiegato – all’inizio quando le truppe russe hanno occupato il sito a causa del movimento dei pesanti mezzi corazzati che si avvicinavano, in alcune aree il movimento del terreno ha rilasciato radiazioni e si è registrato un lieve aumento dei livelli. È probabile che la stessa cosa sia successa quando gli stessi veicoli, o simili, si sono messi in viaggio per lasciare il sito – ha concluso – si è creata della polvere nell'aria che conteneva radiazioni che erano nel terreno”.