Digitale e sostenibilità cambiano l’habitat umano
Fin dagli albori della storia, l’ambiente umano è il frutto dell’evoluzione della società, cioè delle scelte consapevoli che vengono compiute e dell’evoluzione tecnologica, intesa come il progresso della tecnica.
Mettere a punto delle tecniche, o delle tecnologie, è frutto dell’esperienza e della pratica dell’essere umano, utilizzarle poi per migliorare la vita quotidiana è conseguenza di una scelta consapevole, basata sulla valutazione delle potenzialità.
Oggi questo costrutto, che ha sempre fatto parte dell’evoluzione umana, è applicabile al particolare momento che stiamo vivendo, in cui la tecnologia ha le potenzialità per cambiare radicalmente le abitudini dell’uomo e lo sfruttamento del pianeta richiede soluzioni che rendano più lieve l’impronta ecologica.
Un terzo elemento aggiuntivo è dato dalla capacità dell’uomo di apprendere dall’esperienza e di rendere stabili le “scoperte” o le soluzioni messe in atto per contrastare una situazione da cui ha dovuto difendersi.
Concretizzando queste affermazioni nell’oggi, potremmo individuare l’esigenza della società umana di trovare soluzioni per ridurre il consumo di risorse del pianeta, la novità sociale imparata dalla pandemia di lavorare in una modalità diversa da quella prima abituale - cioè il ricorso allo smart working - e lo sviluppo digitale come innovazione tecnologica che può facilitare il cambiamento necessario.
Nel nostro Paese questi tre elementi trovano un possibile fattore abilitante nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che fa degli aspetti della transizione ecologica e digitale due obiettivi fondamentali. Gli investimenti previsti dal Pnrr e i piani predisposti dal Governo per concretizzarli sono lo strumento utile a modificare l’“habitat” della società italiana: questo però in un’ottica dove necessariamente la transizione ecologica e quella digitale non sono percorsi distinti, ma che possono integrarsi per facilitare il raggiungimento dei rispettivi fini e il miglioramento dell’ambiente umano, dal punto di vista ecologico e di benessere.
Il ruolo di abilitatore fondamentale del Pnrr
Una riflessione in questo senso arriva dal white paper “Una sola transizione per un nuovo habitat – Come digitale e sostenibilità ridisegnano building, workspace e territorio”, realizzato da Anitec-Assinform, l’associazione italiana per l’information and communication technology (Ict) che aderisce a Confindustria.
L’oggetto centrale della riflessione è l’edificio moderno, che da un lato racchiude lo spazio di lavoro, dall’altro è punto terminale delle reti energetiche e digitali, e allo stesso tempo è parte integrante di un contesto urbano e territoriale che va pensato, appunto, come habitat umano.
L’edificio può avere un ruolo attivo nel nuovo ambiente, fondato su tre punti: luogo di benessere per la persona che ci vive e lavora, parte attiva nella produzione di energia, essere concepito esso stesso per avere un impatto minimo sull’ambiente, grazie a tecniche costruttive innovative e “gestione intelligente” data dalle tecnologie digitali.
Il Pnrr prevede una componente identificata come “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici” che punta alla transizione ecologica del patrimonio edilizio, ma nello stesso tempo non può prescindere dall’integrazione con sistemi di gestione digitali. Questi sono finalizzati a ottimizzare i consumi e la produzione energetica dell’edificio, ma anche a creare una rete con le altre costruzioni “produttrici di energia”, dando vita a vere reti energetiche secondo modelli partecipativi attivi e consapevoli, che possono contribuire alla decarbonizzazione anche al di fuori dell’autoconsumo, attraverso una gestione “intelligente” dell’energia prodotta.
Edifici come nodi di una rete intelligente
Il documento individua una relazione digitale ed energetica tra gli Smart Building, che formano Smart District, ognuno dotato di Micro Grid (reti locali) collegate a più estese Smart Grid (ovvero reti intelligenti).
Secondo lo studio, in una logica di riconversione energetica del patrimonio edilizio, sia residenziale che produttivo, questi modelli possono avere in Italia un impatto potenzialmente molto elevato.
Il settore delle costruzioni può assumere di conseguenza un ruolo determinante in questa fase di transizione energetica e digitale, guidando una trasformazione verso habitat sostenibili a partire da un’efficienza della filiera, avendo un impatto positivo sulla qualità della vita di ognuno e sull’economia del paese.
Seguendo l’esempio di altri paesi dove già si agisce in questo modo, diventa utile poter operare secondo il cosiddetto Building Information Modeling (Bim): il “Modello di informazioni di un edificio” (ma è applicabile in genere agli oggetti) è una concreta metodologia operativa prima di essere uno strumento digitale, un percorso strutturato a cui partecipano tutti gli attori della filiera che permette di raccogliere le informazioni che riguardano il ciclo di vita della struttura, dal progetto, alla costruzione, alla gestione, fino alla demolizione a fine uso.
La ricaduta positiva sul singolo e sulla comunità
Un ambiente pienamente inserito in una rete digitale ed energetica efficiente rappresenta l’ambito ideale per la nuova visione del lavoro a cui siamo stati introdotti forzatamente con la pandemia. Il lavoro agile, o la forma ibrida, sono un’idea che ha le radici in modelli del secolo scorso, ma che grazie alla digitalizzazione può trovare oggi una concretizzazione veramente efficace. L’habitat lavorativo esce dai confini della struttura produttiva, in una logica che prevede di venire incontro alle abitudini e necessità quotidiane del lavoratore e al suo benessere, coniugando questa dimensione con una nuova organizzazione del lavoro – basata più sugli obiettivi individuali – dalla quale anche l’azienda può trarre benefici, economici e di raggiungimento delle proprie finalità di business.
Guardando al complessivo contesto in cui è inserito l’edificio “intelligente”, è importante che anche la pubblica amministrazione possa trarre un vantaggio dalla digitalizzazione per svolgere in maniera più efficace il proprio ruolo di gestore del territorio.
La pianificazione urbana, la gestione della mobilità, la prevenzione delle emergenze ambientali, la gestione ordinaria delle infrastrutture pubbliche, sono compiti dei governi locali che possono trarre beneficio dall’utilizzo di piattaforme digitali, ad esempio le tecnologie basate sul “gemello virtuale” (virtual twin). Una rete diffusa e la capacità di analizzare la grande quantità di dati che essa raccoglie possono infatti contribuire in maniera fondamentale a migliorare la gestione del territorio, con un beneficio diretto per tutta la società che lo abita.