Il risparmio è ancora un valore per gli italiani
Il risparmio, nella testa degli italiani, vuol dire due cose: stabilità economica ma anche opportunità per raggiungere obiettivi specifici. È ancora così che i cittadini del Belpaese pensano ai capitali che mettono da parte, che siano frutto di anni di lavoro e sacrifici o eredità, ricchezze finanziarie, proventi di grandi o piccole fortune.
L’indagine annuale di Ipsos condotta per Acri, in occasione della 100esima Giornata mondiale del risparmio conferma ancora questa duplice attitudine, sottolineando come il valore del risparmio privato, soprattutto in un tempo di profondi cambiamenti, incertezze e criticità, sia sempre più importante. Il risparmio, si diceva, è considerato come una necessità per garantire la tranquillità economica dal 38% degli italiani, con alcune differenze, specie tra la generazione cosiddetta dei Boomer, presso i quali il dato raggiunge il 46%.
Il 56% vede invece nel risparmio un modo per realizzare dei progetti, soprattutto tra i giovani: lo dichiarano rispettivamente il 63% della GenZ e il 64% dei Millennial, che giovani non lo sono più, ma sono la generazione verso cui si sta lentamente spostando la ricchezza finanziaria del paese.
Esattamente un italiano su tre, tuttavia, percepisce un calo nella propria capacità di risparmio, soprattutto nel confronto generazionale: il dito è puntato verso le condizioni macroeconomiche attuali, in particolare sull’aumento del costo della vita, giudicato responsabile dal 70% degli intervistati. Il 60% lamenta degradate condizioni lavorative e la stessa percentuale imputa le difficoltà ai cambiamenti negli stili di vita. In particolare, la GenZ percepisce particolarmente gravoso l’aumento del costo della vita (76%), mentre le differenti condizioni lavorative sono sottolineate soprattutto dalla GenX (65%).
Fiducia nelle capacità personali
Nonostante le difficoltà, oggi il contesto appare comunque meno teso rispetto agli anni precedenti: la discesa dell’inflazione, che alimenta la speranza di un calo dei prezzi e la dinamica dei tassi di interesse sono accolti come segnali positivi. Lo studio evidenzia un miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che ha raggiunto e superato i livelli pre-pandemia: nel 2024, metà delle famiglie dichiara un tenore di vita “migliorato o più facile da mantenere” (era il 44% nel 2018); mentre la percentuale di chi si definisce “soddisfatto per la propria situazione economica” sale quindi dal 56% al 64%.
Emerge dalla ricerca una certa fiducia nelle proprie capacità personali: le aspettative degli italiani riguardo al futuro fanno forza sulla possibilità di affrontare la situazione (il 34% dichiara che la propria situazione migliorerà, contro il 15% che pensa che peggiorerà).
Questa ritrovata fiducia è motivata dalla constatazione di aver gestito tutto sommato bene questi ultimi anni, anche sotto il profilo del risparmio e della ricomposizione della spesa. Questo dato sembra contraddittorio, peraltro, se si considerano le prospettive economiche dell’Europa e soprattutto dell’Italia che, nella percezione delle persone, rimangono stabilmente negative.
Il risparmio non è a costo zero
Quasi la metà delle famiglie italiane riesce a risparmiare con meno ansie e preoccupazioni che in passato, continua la ricerca Acri-Ipsos, mentre aumentano quelle che grazie al proprio risparmio riuscirebbero a far fronte a una spesa improvvisa. Tuttavia la capacità di risparmio non è a costo zero: le spese si fanno più selettive, le vacanze e le uscite fuori casa più ragionate, così come più rari sono gli acquisti non indispensabili.
Crescono invece i consumi domestici, quelli legati alla cura della persona, il benessere, la prevenzione e la salute.
Tirando le somme, si potrebbe dire che il quadro delineato dalla ricerca ci restituisce la fotografia di una maggioranza del paese che conserva l’abitudine al risparmio e che è sempre più attenta a modulare le proprie spese a seconda del ciclo economico, riuscendo a contenere gli effetti negativi delle condizioni macroeconomiche generali. A questa grande fetta di italiani si affianca una minoranza (il 17% delle famiglie) che non riesce a uscire da una situazione definita di “sopravvivenza o povertà”, nonostante percepisca un reddito, e che si sente sempre più a rischio, avendo scarse risorse cui attingere e dovendo ridurre sempre di più le spese.