agricoltura-perso-il-28-della-superficie-coltivabile

Agricoltura, perso il 28% della superficie coltivabile

Drammatica analisi di Coldiretti su dati Ispra. La cementificazione provoca 400 milioni di euro di danni l’anno. Aumentano così i rischi idrogeologici

Una generazione affamata di suolo agricolo ha letteralmente mangiato il 28% della superficie coltivabile in Italia. In soli 25 anni, la cementificazione e l’abbandono delle terre ha ridotto i terreni agricoli a 12,8 milioni di ettari. I dati emergono dal report 2017 Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici dell’Ispra. Nel 2016, il 7,6% dell’Italia risulta cementificato per un totale di 23mila chilometri quadrati (pari a Campania, Molise e Liguria messe insieme). Il risultato – sottolinea Coldiretti su dati Ispra – è che i comuni italiani a rischio frane sono saliti a 7145, ovvero l’88,3% del totale. “L’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa”, si legge nel report Ispra. Aumentano i fenomeni di diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato e la densificazione di aree urbane dall’altro, accompagnati da un’intensificazione agricola. Dall’altra parte, sottolinea l’Ispra, si assiste all’abbandono delle campagne in aree marginali. L’impatto sull’economica italiana del consumo del suolo è stato valutato da Coldiretti in 400 milioni di euro di danni l’anno a causa della perdita di produzione agricola. Per l’associazione dei coltivatori diretti italiani la perdita di terra coltivata ha impatto sia sulla produzione agricola di qualità, che sul degrado e rischio idrogeologico. Il suolo impermeabilizzato infatti non riesce più ad assorbire l’acqua piovana e trasforma le piogge in eventi disastrosi.

Lo scenario: a rischio 8.300 chilometri quadrati
Secondo le stime Ispra, se la velocità di consumo del suolo dovesse mantenersi sui livelli della crisi economica degli ultimi anni, perderemmo ulteriori 3.270 chilometri quadrati entro il 2050. La ripresa economica invece porterebbe la quota di terreno agricolo perso su un livello tra 7.285 e 8.326 chilometri quadrati. Occorre quindi cambiare rotta e le organizzazioni del settore agricolo e ambientaliste chiedono l’approvazione della legge sul consumo di suolo, ormai da alcuni anni ferma in Parlamento. In caso di interventi normativi significativi e azioni conseguenti, si potrebbe registrare una progressiva e lineare riduzione della velocità di cambiamento dell’uso del suolo pari a 1.635 chilometri quadrati di nuovo suolo perso tra il 2016 e il 2050, anno in cui secondo l’Ispra dovremo necessariamente azzerare il nuovo consumo di suolo. Una battaglia che si estende a livello comunitario dove Acli, Coldiretti, Fai, Inu, Legambiente, Lipu, Slow Food e Wwf e altre 500 associazioni promotrici di “People4Soil” hanno chiesto alla Commissione Europea di fermare il degrado di suolo a livello globale entro il 2030.